L'invenzione dell'antifascismo. La nascita di un instrumentum regni che impedisce la pacificazione nazionale, genera odio e produce violenza
Nel 1948 si conclusero le convulsioni della Seconda guerra mondiale. La ricostruzione nazionale dovette però fare i conti con milioni di fascisti “a piede libero”, riorganizzatisi nel Movimento Sociale Italiano. Negli anni ’50, poi, si pensò che il contesto politico italiano fosse pronto per superare gli strascichi dell’odio antifascista: ciò sembrò concretizzarsi nel 1960, quando il MSI appoggiò il Governo Tambroni, scatenando la piazza comunista, che resuscitò l'antifascismo e impedì un’apertura a “destra” della DC, costringendola al “compromesso storico”. Venne così riscritta la storia della Resistenza, prontamente epurata delle pagine compromettenti. Ancora oggi, il sistema ciellenista non smette di utilizzare l’antifascismo in assenza di fascismo come spauracchio per mascherare il proprio fallimento e perpetuare il proprio potere, scatenando allucinanti “cacce alle streghe” e diffondendo un livore inutile e pericoloso. Questo breve saggio, coraggioso e controcorrente, analizza la nascita e la creazione di un instrumentum regni la cui retorica attesta la bassezza di un dibattito politico stagnante e incapace di proiettarsi in avanti.
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Anno edizione:2024
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