Involucri
L’involucro è rotto, è già una forma di iride. Dice: “Il silenzio è intorno / si fa rosso nello spazio molesto dentro le palpebre / è un’immagine capovolta / una forma che sanguina / una ferita”. E da quest’iride (“Lo so, sono solo una piccola particella/ nuda, forse buia / Ferita qua e là come si deve / dentro un assedio costante di voci / a sostenere pesi di mondi e aldilà / una crepa terribile, un vuoto”) si può guardare. Questi involucri sono uno strapiombo: “e che è senza infissi,/ questa emanazione che passa / da luogo a luogo / così brutale perché così vivo / questo risorgimento del latte “), la protezione fittizia di un corpo che nasce spalancato ad una vista. Rilke diceva che “con tutti gli occhi la creatura vede l’aperto”, il che è di per sé una forma di sfondamento dello sguardo, che bisogna saper reggere. Credo che Vanna si prepari a questo. E’ un linguaggio che protegge la spinta di una nascita e, infondo, credo che questo sia un libro di gestazione.
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Anno edizione:2017
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