[Mio commento all'anteprima (i primi nove capitoli) di ‘Kharankhui’, romanzo scritto a quattro mani da Alfonso Zarbo e da Angelo Berti.] Dark e military fantasy di stampo orientale, questo libro, ambientato nel 1260 d.C., ripropone l’immancabile lotta tra il bene e il male, sullo sfondo delle terre un tempo governate dal Gran Khan. Quella che sarà una guerra tra forze terrene e ultraterrene porterà allo scontro tra una malvagia e insaziabile oscurità e tre impensabili eroi, completamente diversi tra loro ma chiamati a salvare il medesimo mondo dalla Morte. Ovviamente, nove capitoli – un magro antipasto – non sono sufficienti a definire una reale opinione in merito a un libro; ma qualche spiraglio di luce sono riuscita a intravederlo ed è bastato per capire che ‘Kharankhui’ potrebbe essere quel genere di storia che mi piace. Oscura, violenta, con personaggi indecifrabili che devono fronteggiare ingiustizie e superstizioni, a tratti un po’ raccapricciante e, soprattutto, popolata da sciamani e dèi (qualcosa che ho scoperto di apprezzare tanto). Il testo è scorrevole, né troppo pretenzioso né troppo elementare; riesce a coinvolgere nelle varie vicende e a mantenere l’attenzione di chi legge. In queste poche pagine viene introdotto un numero non indifferente di personaggi, ci sono diversi salti nel passato e gli autori si servono di leggende e racconti per fornire indizi e aiuti affinché il lettore unisca per conto proprio i pezzi del puzzle. Una narrazione di questo tipo potrebbe non fare per tutti, e sicuramente il genere di storia che è ‘Kharankhui’ deve piacere, ma ho trovato che sono state gettati delle basi interessanti e personalmente sono arrivata alla fine del capitolo nove incuriosita da ciò che accadrà a Mørk, Suna, Khirtai, ai fratelli Polo (sì, proprio loro) e a chiunque si metterà sul cammino del Dio della Morte.
