Le biografie scritte da Stefan Zweig si contraddistinguono per il suo stile narrativo, profondo e poetico. Come è noto Zweig si sofferma maggiormente sui tratti psicologici del soggetto, anziché sugli eventi della vita dei protagonisti. Dunque chi apprezza lo stile Zweig è predisposto a questa sua peculiarità. Tuttavia, questa dedicata a Heinrich von Kleist, non la si può proprio definire una biografia. Piuttosto, si tratta di un ritratto psicologico del poeta, drammaturgo e scrittore tedesco. In questo breve libro non vi è traccia di una cronologia degli eventi, così come non compaiono le vicende storiche inerenti alla figura di Kleist. Persino il contesto storico è solo accennato o sfumato sullo sfondo delle vicissitudini del poeta, del quale Zweig scandaglia in profondità l'animo irrequieto e tormentato. Ne esce una personalità molto complessa, intransigente ed estrema in ogni sua attività. Un carattere contraddittorio, perennemente lacerato dal proprio io, capace però, di perseguire i propri sogni con una caparbietà e ostinazione tali da condurlo inevitabilmente in un vicolo cieco, quello da cui si esce solo con un gesto estremo. Un gesto definitivo e liberatorio, quale il suicidio. Zweig si spinge nel profondo, analizzando le dimensioni represse di questo poeta dai tratti "bambineschi" che fu comunque sfortunato. Una figura che commuove, ma che lascia nel lettore il desiderio di una vera biografia, per conoscere di più, per collocare Kleist nel suo tempo, nella vita vissuta, negli aneddoti, ecc. Cose che non troverete in questo libro. Inoltre, Zweig usa un linguaggio metaforico troppo profuso, tanto da risultare ridondante. A mio parere questo libro non è certamente uno dei migliori di Stefan Zweig, così come non è una buona lettura per conoscere un personaggio straordinario quale fu Kleist.
Di Kleist esistono a malapena un paio di ritratti, ma chi lo aveva conosciuto personalmente lo descriveva così: insignificante, chiuso, straordinariamente poco appariscente in tutta la sua persona, come nel volto. Se nella sua opera poetica fu limpido e luminoso, la sua vita fu al contrario eccessiva e contraddittoria sotto ogni aspetto: troppo sangue e troppo intelletto, troppa veemenza e troppa disciplina, troppa avidità e troppo senso etico. Fu tormentato dall'impotenza sessuale, da passioni sempre titaniche, da un'idea sempre irrealizzata di se stesso e da un'ambizione senza confini. Fino a quando, trentaquattrenne, si sparò una pallottola in testa. Questo nitido ritratto che ne fa Stefan Zweig fu pubblicato nel 1925 all'interno del volume "La lotta col demone" (Hölderlin, Kleist, Nietzsche).
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Anno edizione:2016
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Raffaele Morandini 04 gennaio 2025Ritratto "psicologico" di Kleist
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