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"The lamb lies down in broadway" è stato personalmente il primo concept album che abbia mai ascoltato e studiato nella mia vita, un doppio disco che è anche una storia, un viagio immaginario e lateralmente psicologico di una persona che si "perde" e poi si ritrova, in questo viaggia incontra molte figure cattive e buone, ha delle sensazione, ama e odia, ride e piange e riesce sempre comunque ad esternare con una canzone qualcosa che forse non si capisce subito ma ha un messaggio. La mia canzone preferita è "In the cage" molto cupa e progressive oppure "Counting out time" che è allegra e giocosa, sono tutti passaggi di un disco che si può ascoltare con significato canzone per canzone o anche come se fosse un lungo pezzo unico.
Ultimo disco dei Genesis con Peter Gabriel, The Lamb presenta dei brani in genere più brevi rispetto ai dischi precedenti e soprattutto mostra una volontà di ricerca musicale che lo porta ad allontanarsi dallo stile maturato con Selling England by the Pound. Ci sono sperimentazioni sonore (anche grazie alla collaborazione di Brian Eno), momenti di improvvisazione finora mai tentati, brani con strutture più essenziali e altri che rimandano al clima pastorale di Trespass. Come al solito non mancano gli assoli memorabili: il synth di Banks di In the Cage e la chitarra di Hackett di The Lamia, uno dei più emozionanti di tutto il repertorio del gruppo. E, ovviamente, la voce di Gabriel e i suoi testi surreali sulle vicende di un portoricano a New York.
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