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Anno edizione: 2022
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Lucido e a volte brillante, pur perseguendo disegni criminali indicibili, i deliri in cui credette lui per primo furono in gran parte il prodotto malato delle ansie della società in cui crebbe e si formò. Fu vero leader?
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Lo storico Davide F. Jabes ha pubblicato una biografia di Adolf Hitler, intitolata Il leader. Adolf Hitler: la manipolazione, il consenso, il potere, che coniuga le ragioni spesso divergenti della ricerca scientifica e della divulgazione con chiarezza, rigore e rispetto delle fonti. Il volume è piuttosto agile (poco meno di 300 pagine) e si pone come un profilo biografico sintetico di Hitler, non certo paragonabile, per mole e ambizioni, alle monumentali biografie di Joachim Fest, Ian Kershaw e Volker Ullrich. Quella cui Hitler pensava era indubbiamente una prefigurazione dell’odierna società dei consumi e dell’intrattenimento globale, nella quale il cittadino delegasse le responsabilità politiche allo Stato e accettasse con entusiasmo le dinamiche imposte alla sua vita dal capitalismo. Il benessere relativo dei cittadini sarebbe stato pagato dallo sfruttamento più spietato degli “inferiori” (gli ebrei e gli slavi per Hitler). Così come manipolava le masse, Hitler si serviva abilmente dei suoi diretti sottoposti, mettendoli sovente l’uno contro l’altro. Se nella sovrapposizione delle competenze vi era, ancora una volta, un tratto arcaico funzionale al mantenimento della supremazia di Hitler, le varie burocrazie erano invece organizzate in modo moderno, tecnocratico: di qui, per esempio, quel nesso tra modernità (ossia organizzazione razionale e burocratizzazione del lavoro) e olocausto. La società che stava progettando prefigura alcuni dei tratti più inquietanti del mondo in cui viviamo, compreso – occorre dirlo – l’imperialismo politico dissennato e suicida degli Stati nazionali, dal quale non sembra possibile in alcun modo liberarsi. Se è forse esagerato dire che l’orrenda, criminale parabola hitleriana anticipi certe tendenze suicide del mondo contemporaneo, non è eccessivo invece affermare che la crisi della cultura cui assistiamo oggi abbia le sue radici anche nel Terzo Reich. Nel cuore di tenebra della modernità Hitler ha un posto garantito.
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