(Karlsruhe 1872 - Winterthur, Zurigo, 1942) poeta tedesco. Avvocato a Heidelberg, si dedicò dopo il 1906 esclusivamente al lavoro letterario e a studi filosofici e biologici; ebbe relazioni, tra gli altri, con H. Carossa e M. Buber. Perseguitato per ragioni razziali dai nazisti e rinchiuso nel 1940 in un campo di concentramento, fu liberato alla fine del 1941, in pessima salute. La poesia di M. riflette le dottrine «cosmiche» diffuse nella cultura tedesca dopo Nietzsche e spazianti sino al recupero di elementi mitologici antichi (gnostici, neoplatonici) e non europei (buddhismo, induismo). Questo materiale viene organizzato dal poeta secondo artificiose strutture formali e con l’apporto di una lingua enfatica e policroma. L’estrema artificiosità dell’opera di M. continua a tenere lontana la critica da un poeta che può essere considerato il più diretto precursore dell’espressionismo e che spesso sa penetrare in profondità nella rappresentazione del rapporto tra l’elemento biologico e la creazione verbale-poetica da quello sollecitata. Le raccolte più importanti sono Giorno e notte (Tag und Nacht, 1894), L’ardente (Der Glühende, 1896), La creazione (Die Schöpfung, 1897), Il fiore del caos (Die Blüte des Chaos, 1905), Il bevitore celeste (Der himmlische Zecher, 1909).