Compositore. Compiuti gli studi al conservatorio di Napoli con B. Cesi e L. Rossi, si laureò a Bologna seguendo i corsi di Carducci. A Bologna compose, su libretto proprio (L. fu un abile verseggiatore), la sua prima opera, Chatterton, che sarà tuttavia rappresentata soltanto nel 1896. Animato da grandiosi progetti, concepì di comporre una trilogia sul rinascimento italiano: I Medici , Savonarola, Cesare Borgia; ma riuscì a portare a termine, e con scarsa fortuna, solo la prima delle tre opere (rappresentata nel 1893). Viaggiò in Europa e anche in Egitto. A Parigi si guadagnò da vivere suonando nei caffè-concerto e scrivendo canzoni (esperienza di cui si colgono echi in Zazà, 1900). Nel 1892 colse un successo strepitoso con Pagliacci, scritto in cinque mesi e rappresentato al Dal Verme di Milano sotto la direzione di Toscanini. Con La Bohème (1897) tentò invano di rivaleggiare con Puccini; né sorte migliore toccherà alla produzione successiva, che comprende anche operette, nonché pezzi sinfonici, pianistici e melodie (tra cui le celebri Mattinata e Serenatella). Esponente, con Puccini, Mascagni, Giordano e altri, della Giovane scuola italiana, che professò ideali di rinnovamento in senso verista dell'opera lirica, L. deve la sua fama essenzialmente a Pagliacci. Quest'opera vigorosa, che è stata spesso guardata come la quintessenza del verismo musicale, ha i suoi punti di forza nella concisione del libretto (dovuto allo stesso L.) e nell'intensa espressività del linguaggio musicale che, non privo di risonanze wagneriane, si alimenta di una vena melodica impetuosa, plasticamente incisiva.