(Firenze 1518-87) commediografo italiano. Notaio, devoto ai Medici, fu tra i sostenitori della fiorentinità della lingua con una Dichiarazione di molti proverbi, detti e parole della nostra lingua (1557). Autore di teatro, compose, oltre a una raccolta di rime, farse, drammi spirituali sullo schema delle sacre rappresentazioni, intermezzi e 21 commedie. Queste ultime, tra cui parecchie di stretta imitazione classica, mostrano un’invenzione esuberante e un dialogo spesso vivace e ricco di arguzia nei frequenti riferimenti alla vita sociale del tempo. Si ricordano La dote (1542), La moglie (1545), La stiava (1546), I dissimili (1548) e L’assiuolo (1549), che è considerato il suo capolavoro per il brio con cui vi è svolta una vicenda di carattere boccacesco.