Perse Saint-John, poeta francese nato a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa. Studiò in Francia avviandosi alla carriera diplomatica; fu segretario generale del ministero degli Affari Esteri. Nel 1940, ambasciatore, rifiutò il giuramento al governo collaborazionista e andò esule negli Stati Uniti. Nel 1960 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Racchiusa in pochi testi assai distanziati fra loro (Elogi, Eloges, 1911; Anabasi, Anabase, 1924; Esilio, Exil, 1942; Venti, Vents, 1946; Amari, Amers, 1957; Cronaca, Chronique, 1960; Uccelli, Oiseaux, 1963), la poesia di S.-J.P. è una poesia d’ispirazione cosmica, che rifiuta qualsiasi problematica contingente per esprimere i temi immutabili della natura, dell’eternità e della morte. Sul piano stilistico, sue caratteristiche sono la solennità e la preziosità del lessico e della sintassi, le immagini sontuose, dominate da visioni di oceani e di deserti, e una prosodia ampia, a tratti quasi oratoria, in cui riecheggia (come nelle odi di P. Claudel) il ritmo del versetto biblico.