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Amore e ironia - che nascono da un senso profondamente doloroso della vita - vincono quel cinghiale che è malattia e terrore all’Hotel Venezian e distruzione nell’orto. Con delicatezza infinita, poesia ed eleganti sfumature, l’autrice racconta la paura che l’assedia attraverso lo sguardo dei suoi occhi verdi che vedono lontano e lo sguardo altrui, ottuso nel riconoscerla come essere umano ancora esistente. Un cuore rotto che batte e pulsa come il cratere dell’Etna e che come il vulcano si assopisce un po’ per poi tornare prepotentemente alla vita, come gli ortaggi nell’orto dopo il freddo inverno. Un orto come nascita, raccolta ed emozione….e come l’amore, la radice più forte ancorata alla terra, alla vita, ad un futuro senza confini dove i cinghiali non possono entrare ma solo arrendersi, per lasciare spazio all’eleganza, alla bellezza e all’inebriante fragranza del gelsomino.
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