(Firenze 1495 - Amboise 1556) poeta italiano. Educato culturalmente e politicamente nel circolo antimediceo degli Orti Oricellari, fu strenuo difensore della libertà di Firenze; dopo il trionfo dei Medici visse quasi sempre in Francia, al servizio di Francesco I e di Enrico II. Abile sperimentatore di generi letterari e di forme metriche, si cimentò nella satira, nell’elegia, nell’epica cavalleresca (Girone il cortese, 1548; L’Avarchide, postumo, 1570) e nella commedia (Flora, 1555), con il costante proposito di rinnovare la letteratura volgare sulle tracce dei classici. Tale intento perseguì anche nella sua opera maggiore, il poemetto didascalico in versi sciolti La coltivazione (6 libri, 1546), nel quale atti e momenti della vita rustica sono descritti con eleganza un po’ monotona di stile, ravvivata a tratti da commossi accenni alla propria situazione di esule.