È stato detto di Maxim Biller (Praga, 1960) che è uno scrittore nato dalla collisione di diverse identità. Figlio di ebrei russi trasferitisi in Cecoslovacchia, all’indomani della Primavera di Praga è emigrato bambino assieme ai genitori nella Germania dell’Ovest. Polemista molto discusso per la sua penna sferzante e acuminata, collaboratore di giornali come «Die Zeit», «Rolling Stone», i suoi testi sono apparsi anche sul «New Yorker». Nel 1990, dopo anni di critica militante, ha spiazzato tutti esordendo con una raccolta di racconti. Da lì è iniziata una carriera che lo ha posto al centro della scena letteraria tedesca ed europea. Taci, memoria è il suo primo libro pubblicato in italiano.