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Il libro di Daniele Ramadan vuole essere letto e visto come un film, credo che l’autore sia riuscito nel suo intento. Le scene proiettate durante lo scorrere delle pagine del libro profumano di temporale, il quale fa da scenario quasi costante alla narrazione. Il cielo uggioso sotto il quale è ambientata la storia è quello di Liverpool. Un cielo che rimane pressoché lo stesso, ma il tempo muta, trascorre, non siamo in un'opera d’arte in cui il tempo perde il suo significato, siano nella vita di tutti giorni, fatta di attimi di gioia accompagnati alla sofferenza della vita quotidiana. Passano dieci anni e in questa decade mutano e si intrecciano le storie dei protagonisti. Protagonisti, tutti i personaggi presenti hanno un ruolo centrale, vi sono dei personaggi di supporto ma la maggioranza dei personaggi ha una funzione chiave che porta lo spettatore a dare un senso unico alla proiezione. Il titolo del romanzo Il tessitore di sogni pone l’attenzione su un protagonista, Benjamin Crichton, il tessitore di sogni è un soprannome che li va stretto e si capisce il perché nello scorrere delle vicende. Benjamin non è un tessitore ma un pittore, un pittore di parole. Benjamin dimostra come nella vita l’essere umano sia responsabile, alle volte anche inconsapevolmente, della sorte delle altre persone. Benjamin in modo silenzioso è un anello centrale, che pone il lettore a riflettere sull’importanza dei piccoli gesti, che vanno poi a riflettersi nella realtà sociale. Il romanzo è ricco di colori e di quelle sfumature tipiche dello status dell’essere umano che vanno a disegnare un film dal lessico scorrevole e non impegnativo ma ricco di analogie e di emozioni. Un libro che è riuscito ad andare oltre il voler esser visto come un film, è invece riuscito in una meta ancor più grande. È riuscito a far sentire e vedere i colori della pittura e dell’animo umano.
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