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“Un sussurro nel buio” è un romanzo inquieto, evocativo, di una potenza disarmante. Una penna scorrevole e magnetica ci conduce con mano ferma nel tunnel dell’inganno, della manipolazione e del raggiro. La trama è apparentemente molto semplice: Sybil, orfana di madre e padre, scopre che, al compimento dei suoi 18 anni, dovrà sposare suo cugino per volere del padre defunto. La protagonista dovrà recarsi nella tenuta di suo zio (nonché padre del suo futuro marito) che d’ora in poi diverrà suo tutore. Il lettore si accorge presto che qualcosa non va: Sybil, infatti, potrebbe essere vittima di un inganno. Eppure, nelle prime pagine del romanzo, la Alcott ha un colpo di genio narrativo: l’intreccio è permeato di ambiguità e il lettore viene posto nella condizione di dubitare di Sybil, che è un po’ il ritratto dell’antieroina: scaltra, maliziosa e furba. Non del tutto “innocente”, sembrerebbe. Avanzando con la lettura la matassa viene sbrogliata e ci rendiamo miseramente conto che sfacciataggine e malizia non rendono una vittima di raggiro meno degna di altre. Un sussurro nel buio non è solo una formidabile storia gotica, dall’incredibile potenza evocativa e immaginifica (la lettura risuonerà nelle vostre menti a lungo), ma anche un testo profondamente attuale. Leggetelo 🙏Non ve ne pentirete.
Nell'introduzione questo racconto lungo viene accostato a La carta da parati gialla di Charlotte Perkins Gilman e a Il risveglio di Kate Chopin, per il tema della violenza domestica (alle donne). Il tema non è così evidente qua: l'autrice lo lascia in secondo piano per prediligere lo svolgimento dell'intreccio gotico, le scoperte sensazionali e un finale a sorpresa (molto deludente tra l'altro).
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