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Nessun problema! In copertina incontriamo subito questa apodittica esclamazione, dobbiamo fidarci, è proprio così? Temo di no. Questa non è una raccolta di versi disimpegnati, in cui gli eventi si accettano con disinvolta leggerezza: se leggerezza c’è, sta nella scelta di offrirci e di offrirsi in un linguaggio limpido, terso in cui ci si può immergere e specchiare senza timore di fraintendimenti o elucubrazioni intellettualistiche. Al contrario qui la vita si misura con tutti i “problemi” con tutte le sfaccettature le infinite varianti che un poeta dedica al senso dell’esistere. La presenza costante dell’altro accende le situazioni, e non può essere ignorata. É sempre lì, nella reciprocità dei rapporti nel continuo confrontarsi delle personalità e degli eventi che il pensiero si apre e trova gli accenti per esprimersi nel fondamento della parola. “Oh se tu mi avessi sorriso/ …invece mi hai ucciso.” Il tradimento, che calpesta l’anima. Ma anche i momenti lirici: “Ero il sarto preferito delle stelle.” In cui il senso della bellezza come un soffio vitale rigenera le energie. “Non ho più paura di attendere la paura”, l’angoscia dell’ignoto che ci tormenta a volte si acquieta, come se nelle parole che ci sorgono dal profondo potessimo trovare il conforto per affrontare ciò che ancora non conosciamo, e che abbiamo a lungo temuto. Attimi di tregua, la malinconia è un rifugio, un’amica carezzevole: “per anni venni salvato dalle tue braccia”, che conforta e “riempie di canti e carezze”. Un continuo divenire di occasioni nodali vissute in prima persona. I testi si sgranano brevi a volte brevissimi, un verseggiare coinciso che ci offre senza sbavature, con un linguaggio piano ma ricco di suggestioni intime, gli intenti del poeta. Così ci sentiamo coinvolti in un abbraccio autentico fra chi scrive e chi leggerà. Saremo noi, tenendo fra le mani questa silloge così sofferta e autentica a riconoscere la fragilità e la fatica delle vicende umane che ci accomunano. Tessiture di accordi e dissonanze ma anche di guizzi, come occasioni di rinascita solo perché abbiamo incontrato qualcuno capace di sussurrarci “il mondo non ti farà più paura /ci sono qua io a difenderti dalla notte”. Basta questo a farci indugiare fra il sublime respiro della poesia e riusciamo a prorompere con Hölderlin “Ciò che resta lo fondano i poeti”. Carla Paolini
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