Il romanzo di Sarah Ladipo Manyika è un libro che, come mi piace definire, profuma di libertà. Già, quella sensazione di vivere secondo il proprio dettame, che è stesso della protagonista, Morayo. Donna cosmopolita, separata, di origini africane che da anni vive a San Francisco, del quale ne assorbe colori e profumi, grazie anche alla visuale dalla finestra del suo appartamento. Città multietnica che sa accogliere i suoi abitanti; forte e resistente, provata dai terremoti, eppure solida, come lo è la sua società. Dal fiorista, al postino, alla panettiera, etnie diverse per persone amiche di Morayo, della quale apprezzano la genuinità e bontà. Donna libera nel vestirsi in maniera sgargiante e variopinta, resto delle sue origini africane; libera nell'esprimersi, nel vivere una vita sentimentale intima e personale anche a settant'anni. Lei, che gli uomini li ha amati, sente che il vero privilegio per una donna, in qualsiasi epoca e società, è poter essere anche sola e felice. Ben presto, la rete che Morayo ha costruito negli anni attorno a se, le tornerà utile, complice un piccolo incidente che ne riduce l'autonomia. Allora chi riesce durante la giornata a pensare per la propria famiglia e figli, saprà trovare tempo anche per quell'arzilla signora, che imparerete ad amare fin da principio. L'amicizia è la base su cui è costruito questo romanzo breve, io l'ho letto in un pomeriggio, che permette al lettore di comprendere l'importanza di saper tenersi strette le persone speciali, quelle che, nel momento di difficoltà, non si tirano indietro.
Un romanzo gradevolissimo e intelligente della nuova letteratura afroamericana.
È una bella mattina di sole, quando Morayo si alza e inizia la giornata affacciandosi alla finestra della sua casa di San Francisco che abbraccia tutta la baia. Che vista: l'azzurro intenso di mare e cielo le provoca brividi di gioia, e le fa quasi passare la nostalgia di Lagos, troppo caotica e degradata, anche se è quella la sua patria. La casa di San Francisco le piace proprio, tanto solida che ha resistito al terremoto del 1906, come ama ricordare la padrona di casa, e ben piantata in un quartiere colorato che a Morayo ricorda i paesi dove ha vissuto con l'ex marito ambasciatore. C'è il postino cinese, sempre gentile con i suoi inchini, il fioraio palestinese diffidente che però le regala spesso un fiore, la senzatetto punk dal look esuberante e Antonio, il poeta che risveglia i suoi desideri. Morayo passeggia, quella mattina, avvolta in un abito africano dai colori vivaci, felice della sua indipendenza di donna âgée dalla vita ricca, di ricordi ed esperienze, di amicizie e passioni. Passeggia e nota la sua Porsche parcheggiata un po' così, ma in fondo che importa. Passeggia e scivola, senza rendersene conto. Un piccolo incidente che rimette in discussione la sua autonomia. Eppure, senza paura, quella rete di amicizie coltivate con intelligente empatia l'accoglierà di nuovo. Morayo Da Silva è una donna fantastica: brillante, vivace, capace di sfidare le convenzioni di età, genere e razza, anche a costo di essere fastidiosa, capisce il mondo e per questo lo colora.
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Anno edizione:2020
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