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E’ un libro di parole. Parole appartenenti a un lessico artistico che non conoscevo o parole ordinarie che suonano diversamente nel tessuto di un linguaggio affilatissimo e preciso. E’ un libro di persone. Una folla di artisti: musicisti, pittori, scultori, delle più disparate epoche e discipline. S’incontrano viaggiando nel libro, con le loro opere sotto il braccio. Sono tanti fili che l’autore si è premurato di staccare dal gomitolo arruffato del tempo, per intrecciarli nell’ordito originale del suo disegno narrativo, con al centro la storia di due giovani artisti impegnati in una difficile sintesi delle infinite contraddizioni dei nostri tempi, dell’impatto che i luoghi hanno sul nostro modo di sentire e quindi di essere. E’ un libro coltissimo, pieno di contributi, come se anche l’autore si fosse impegnato in forte tentativo di sintesi artistico-culturale prima ancora che narrativa, nel desiderio di ricostruire, attraverso lo sguardo visionario dell’arte, una storia, la nostra storia, i motivi per cui siamo quello che siamo e abitiamo un mondo che è quello che è. E’ un libro di immagini poetiche memorabili. “La periferia diventava un posto dove si poteva dormire all’aria aperta, giocare con uno scatolone sbrindellato, inoltrarsi in anfratti sconosciuti, esistere, senza sogni magari, ma senza disperazione.” (Il biografo di Botto & Bruno pag. 65) “… ma per quanto riguardava l’ordine della composizione, l’organizzazione degli spazi, il rapporto tra le figure, la periferia di Botto & Bruno era identica alle opere del Rinascimento.” (Il biografo di Botto & Bruno pag.116) Dalle immagini ricombinate scaturiva una scabra bellezza imparentata con i capolavori del passato. (…) La sopraelevata di una tangenziale ricalcava l’andamento del viottolo di Van Gogh invaso dai corvi. (…) Nelle strade anonime della città ricomposte dai ritagli fotografici di Franco e Roberta scintillavano (…) il silenzio dei palazzi inabitati di Giorgio de Chirico. (…) Le stesse ombre torve. Gli stessi infiniti grigi. La stessa stanchezza di vivere.” (Il biografo di Botto & Bruno pag.52\53). Bellissimo. Patrizia D’Errico
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