Un libro che è un resoconto delle esperienze di vita del protagonista, Domenico ex giornalista e poi PR, e allo stesso tempo è un'analisi impietosa di quelli che son stati vizi e virtù dell'Italia dagli anni 70 fino al 2011. Il titolo è emblematico, perché secondo l'autore il male peggiore dell'Italia di questi anni è stato il lassismo, l'imbambolamento e l'incapacità di prendersi le proprie responsabilità; per riassumere: la mancanza di coraggio.Lo stato di ebbrezza, questo titolo che io ho trovato meraviglioso, significa proprio l’imbambolamento e la pietrificazione di un paese davanti alle proprie responsabilità, perché il problema vero secondo l’autore non è la corruzione, ma il coraggio. Ebbrezza perché il sogno dell’incanto è ormai finito ed è finito pure il tempo dell’essere ubriachi, ebbri, sfatti di bugie e di promesse illusorie, questo sarebbe il momento della responsabilità e della controtendenza, ma potrebbe essere anche tardi per un popolo che si è lasciato ingolosire, corrompere, abbagliare per anni ed anni inutilmente. Ne esce un ritratto vero e per questo amaro e sconvolgente della situazione attuale del nostro paese.
Un "viaggio al termine della notte" nell'Italia degli ultimi trent'anni.
La storia per Valerio Varesi è una passione necessaria, che innerva ogni sua pagina. Dandole un senso fatto di perdite e ricerca, memoria, indagine, impegno civile. - La Repubblica
Valerio Varesi sfrutta le sue grandissime capacità di narratore per costruire una accurata e spietata ricostruzione del passato italiano. - The Independent
Domenico Nanni è un uomo che sta facendo i conti con se stesso. A sessant'anno, si guarda indietro e quello che vede è l'immagine di chi non si è fatto scrupoli ad arraffare tutto ciò che poteva, senza nulla in cui credere se non successo, potere, denaro.
Presto orfano di padre, cresciuto da una madre che ha sgobbato per potergli garantire un'istruzione, negli anni Sessanta, Domenico sposa gli ideali rivoluzionari, forse più per il desiderio di essere come gli altri che per convinzione. Giornalista di nera a l'Avvenire, per un po' se ne sta a guardare, ma ben presto inizia a cedere alle lusinghe di chi ha capito che non si vince più con le idee ma con la prepotenza. Con gli anni Ottanta inizia il gran ballo, e molti pensano a riempirsi la pancia, con buona pace di sogni e utopie. Nanni è uno di quelli. Con l'ascesa del Partito Socialista e la vittoria di una politica del bengodi, salta sul carro del vincitore. Si sporca le mani con la politica, l'industria, la finanza, e così attraversa gli ultimi quarant'anni della storia italiana. E la sua parabola diventa metafora di quella del nostro Paese. Fino a uno sconvolgente rigurgito di coscienza che regala al lettore uno sguardo affilato e spietato su una Grande Bellezza che ci ha lasciati con un gran carico di immondizia.
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Condizioni del volume: Bel volume davvero. Assolutamente integro senza nessun segno o scritta. Minimi e fisiologici segni del tempo. Note sul volume: Domenico Nanni è un uomo che sta facendo i conti con se stesso. A sessant' anni, si guarda indietro e quello che vede è l'immagine di chi non si è fatto scrupoli ad arraffare tutto ciò che poteva, senza nulla in cui credere se non successo, potere, denaro. Presto orfano di padre, cresciuto da una madre che ha sgobbato per potergli garantire un'istruzione, negli anni Sessanta Domenico sposa gli ideali rivoluzionari, forse più per il desiderio di essere come gli altri che per convinzione. Giornalista di nera a "l'Avvenire", per un po' se ne sta a guardare, ma ben presto inizia a cedere alle lusinghe di un mondo sensuale, prepotente e affascinante che si va affermando giorno dopo giorno. Con gli anni Ottanta inizia il gran ballo, e molti pensano a riempirsi la pancia, con buona pace di sogni e utopie. Nanni è uno di quelli. Con l'ascesa del Partito Socialista e la vittoria di una politica del bengodi, salta sul carro del vincitore e - grazie anche all'aiuto di Susanna e della sua prorompente e cinica vitalità - si reinventa come pierre, perché "se la fame non c'è, bisogna ingolosire". Un teatrante che vende idee ammantandole d'oro. Si sporca le mani con la politica, l'industria, la finanza, e così attraversa gli ultimi trent'anni della storia italiana. E la sua parabola diventa metafora di quella del nostro Paese.
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Anno edizione:2015
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