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Recensioni Luce del Nord

Luce del Nord di Gianluigi Bruni
Recensioni: 5/5

Proposto al Premio Strega 2020 da Antonio Pascale.

«Bruni attinge al neorealismo nella versione magica, zavattiniana, di Miracolo a Milano» - Francesco Erbani, «Internazionale»

«Scritta con un andamento quasi cinematografico, con i capitoli divisi seguendo un andamento per scene e mantenendo un ritmo serrato che impedisce di interrompere la lettura, questa straordinaria cantica degli esclusi tiene avvinto il lettore per 280 pagine, ricordandogli - pur senza rinunciare al realismo - che anche nelle situazioni più abiette e meschine, ogni diseredato può scorgere la bellezza di un fiore» - Marilù Oliva, «Huffington Post»

«Sarà che viene dal cinema, Gianluigi Bruni, e sa che il ritmo è importante, sarà che ha scelto tre voci di balordi con storie e pensieri strampalati, ma il suo romanzo, “Luce del nord”, funziona, portandosi dentro una atmosfera da Claudio Caligari, di estremo eppure molto credibile, e questo per un libro italiano è tanto» - Marco Ciriello «Il Mattino»

«Una discesa nelle viscere dell’umanità schiacciata e dimenticata, irrimediabilmente ferita e piegata, ostinatamente aggrappata al bello che riesce a strappare, tra musica, scritti e la magia unica del cinema, con lo sguardo proteso alla luce del Polo Nord, sempre in lotta contro l’oscurità» - Maria Teresa D’Agostino

Frank, Cristian, Eva, tre freaks derelitti: un vecchio ex-stunt puttaniere e alcolizzato, un ragazzo frenastenico che vive di elemosina illudendosi di essere un artista di strada, una attempata badante che appassisce nel ricordo dell'unico, impossibile amore della sua vita. Ognuno di loro narra, in un racconto tra il comico e il grottesco, talvolta picaresco, la propria stramba esistenza fatta di violenze subite e commesse, solitudine e disperazione. Sono tre invisibili mal tollerati e inadeguati a tutto, che sopravvivono faticosamente ai margini della città eterna. Creature approssimative e inconcluse che, insieme, sia pure per un brevissimo istante, tentano di realizzare l'utopia di un'esistenza piena, completa, felice.

Proposto al Premio Strega 2020 da Antonio Pascale: «Il libro assolve una delle funzioni della narrativa: farci conoscere (con un romanzo) quello che sì, magari vediamo superficialmente ma non conosciamo in profondità. Nella fattispecie sappiamo dell'esistenza dei poveri e marginali. Le statistiche li contano, i Media li etichettano, appunto, come poveri e noi li vediamo di tanto in tanto e abbassiamo lo sguardo, o li giudichiamo bene o male, a seconda dei nostri umori. Ma uno scrittore come Bruni li osserva e racconta con misura e pathos le loro singole vite, li toglie dall'etichetta (di poveri e drop out) che li ha definiti e condannati, gli dà un nome, una storia, li fa muovere in un contesto, scandaglia emozioni, comportamenti, ambizioni, desideri, descrive le contingenze, le colpe i sogni. Libro coraggioso, ben scritto, montato ancora meglio, rischia di diventare il caso dell'anno, perché sovverte statistiche cliché, illumina le storie nascoste, e getta addosso a noi un po' ombra, necessaria quest'ultima per riflettere, pensare ai tre personaggi del libro: Frank, Cristian, Eva.»

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