Maluba Orchestra

Miles Davis, Gil Evans Wayne Shorter, Jan Garbarek: le fantasiose percussioni di Marilyn Mazur hanno servito la musica di questi e altri grandi protagonisti del jazz. La musicista danese – ma è nata a New York da madre di origine polacca e da padre afroamericano – coltiva da tempo propri progetti, il più noto dei quali è Future Song, un ben assortito ensemble che nelle sue varie reincarnazioni ha coinvolto altre eccellenze della scena musicale scandinava e non solo: il trombettista Nils Petter Molvær, i sassofonista Hans Ulrik, la pianista di origine giapponese Makiko Hirabayashi, il chitarrista Eivind Aarset, il bassista Klavs Hovman, il batterista Audun Kleive, le vocalist Tone Aase e Aina Kemanis, la tastierista Elvira Plenar e il chitarrista Krister Jonsson. Il nuovo album targato Future Song, Live Reflections, include nove composizioni registrate dal vivo in periodi diversi. Dice in proposito la stessa Mazur: “È passato molto tempo, ma è bello tirare fuori la musica che abbiamo fatto insieme in tanti anni. Nella nostra musica non c’è stato solo il jazz, ma anche qualcosa di selvaggio: da sempre il ritmo e il groove sono il terreno sul quale si sviluppa l’interazione fra i musicisti. I diversi livelli risaltano chiaramente e il paesaggio sonoro è diventato leggermente diverso rispetto alle prime edizione del gruppo, ma è sempre Future Song. L’obiettivo era creare una sorta di simbiosi musicale in cui i musicisti improvvisasse in rete o, si potrebbe dire, si muovessero in un labirinto. Ed è ancora così”.