Gran romanzo
Marcovaldo ovvero Le stagioni in città
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Copertina cartonata. Tagli e pagine ingialliti. Dedica al frontespizio. Collana:''Oscar classici moderni''N.90. paperback 134 9788804382249 Mediocre (Poor) .
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Edizione:3
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Anno edizione:1994
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GF 08 novembre 2022
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Non è sicuramente quello che cercavo. Ho trovato certamente una bella esposizione di prosa ma i racconti mi hanno ricordato storielle per bambini andavano bene. Avevo la curiosità di leggere qualcosa di Calvino e così l'ho iniziato ma ho trovato un libro forse un po' troppo banale con punte però interessanti come il personaggio Marcovaldo, bizzarro e a tratti curioso. La pretesa dell'autore era di scrivere racconti divertenti ma purtroppo non sono riuscito a farmi coinvolgere. Voto: 5
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Renzo Montagnoli 31 luglio 2016
Sono venti novelle, ma è come se fossero un romanzo, perché la figura del manovale Marcovaldo è sempre presente, é l’uomo semplice e umile che riesce, proprio per la sua cristallina innocenza, a scoprire una realtà che sfugge ai più. La città, questo agglomerato anonimo di case, con una vita convulsa e che svilisce l’essenza umana, è un mostro di cui siamo artefici e vittime. In queste prose, in cui il ciclo delle stagioni è ripetuto cinque volte, l’ostinazione di quest’uomo nel cercare la Natura in una grande città industriale (forse Milano, ma più probabilmente Torino) finisce sempre in un insuccesso. Marcovaldo é attentissimo a cogliere i più piccoli segni di vita animale e vegetale a ogni variazione atmosferica, ma il risultato è sempre lo stesso: una cocente delusione. Ma lui non si dà per vinto e con ostinazione prosegue a cercare un connubio fra città e natura. Eppure é evidente che ciò non è possibile, poiché entrambe procedono con ritmi diversi: la prima con la velocità imposta dall’uomo, la seconda secondo le leggi dell’universo, di cui cui l’uomo è parte e non artefice. Calvino, come in una parabola, intende descrivere un tipico agglomerato urbano industriale italiano, con tutti i suoi limiti – e sono tanti - e i reiterati tentativi di un individuo semplice che vuole evadere da questa prigione alla ricerca di aria pulita, di un mondo più a misura d’uomo. Lungi dal teorizzare una decrescita felice, perché se è evidente la critica alla società industriale, è altrettanto lapalissiana un’opposizione all’idea di un possibile ritorno a epoche passate, l’opera tuttavia si presenta come un monito agli uomini, affinché, se è vero che il progresso non può essere fermato, è però altrettanto possibile che lo stesso venga indirizzato a un miglioramento effettivo delle condizioni, tenendo ben presente che alla natura non ci si può sostituire. Lo stile è quello classico di Calvino, semplice e immediato, con un sottofondo salvifico di ironia. Queste novelle si leggono in pochissimo tempo e risultano particolarmente gradevoli non solo agli adulti, ma anche ai ragazzi.
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