Con un’opera che appare più un libro di denuncia che un vero e proprio romanzo, Dostoevskij cerca di raccontare la sua esperienza carceraria seguita ad una condanna per crimini politici. Lo fa attraverso le vicende di un personaggio di fantasia che però appare palesemente un vero e proprio alter ego del grande maestro russo. Il protagonista della storia è il nobile Aleksandr Petrovic Gorjancikov, condannato a dieci anni di lavori forzati in Siberia per aver ucciso la moglie in seguito ad un attacco di gelosia. Con il suo stile pacato l’autore descrive sotto forma di diario l’aspra vita in prigione, le difficoltà di ambientamento e di convivenza tra gente di ogni risma, le discriminazioni e i privilegi, la durezza del lavoro e la crudeltà delle punizioni corporali. Ma anche le amicizie, la solidarietà, il bisogno di evadere dalla routine quotidiana, i sotterfugi per guadagnarsi pochi copechi utili a soddisfare qualche effimero desiderio. Dostoevskij è come sempre straordinario nel tracciare i profili interiori dei vari personaggi che si aggirano per la prigione e nel proporre al lettore interessanti riflessioni sulla condizione umana. La situazione del recluso appare infatti una sorta di metafora della comune vita dell’uomo che, anche se libero, si trova senza rendersene conto incatenato a prigionie di carattere morale e materiale e, proprio come quando si è in prigione, ha poche cose cui aggrapparsi: la fede, la propria forza interiore, la speranza. E la speranza è sempre quella di poter un giorno togliersi le catene e oltrepassare il recinto del carcere per riavere la tanto agognata libertà. In tal proposito Dostoevskij chiude il libro con queste parole: “Le catene caddero. Io le sollevai… Volevo tenerle in mano, guardarle per l’ultima volta. Ora mi meravigliavo pensando che un momento prima stringevano le mie gambe. Su, Dio vi accompagni, Dio vi accompagni!, dissero i forzati con le loro voci ruvide, affannose, ma che avevano un accento di soddisfazione. Si, Dio ci accompagni! La libertà, una vita nuova, la risurrezione dai morti… E’ un momento magnifico!”
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Anno edizione:1998
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Enrico Caramuscio 21 agosto 2012
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