Memorie di un prigioniero di guerra
Nel ripercorrere la storia della sua prigionia nel lager di Hameln, durante la Prima guerra mondiale, il "cappellano di fanteria" don Peppino Tedeschi si fa portavoce delle vicende, dei pensieri, dei sentimenti di tutti i soldati, anche di coloro che non possiedono le parole per raccontarli. «Come per istinto, serrai i pugni sul terreno, ho sollevato gli occhi al cielo: un cielo splendido, d'un sereno chiaro, tempestato d'un'infinità di stelle. Mi parvero tanti occhi sgranati sopra la mia miseria. Io non so cosa sia avvenuto in me d'improvviso; so che il contrasto, fra quel cielo che mi ricordava d'esser uomo e quell'erba che pareva sconfessare questa umanità, m'ha colpito stranamente: ho capito che con quel pugno di verde tra i denti ero diventato bestia e no, mi son detto, non voglio morire da bestia! L'erba m'è colata dalla bocca e, spinto da una energia che non mi parve mia, sempre carponi, sono rientrato nella baracca».
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Edizione:4
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