Ho finito di leggerlo ieri. Tutto come mi aspettavo: bello, vero e quindi coinvolgente. La storia è struggente e drammatica perchè così oramai è la condizione di troppi paesi africani. Un libro che fa riflettere perchè ci fa vedere attraverso gli del protagonista che ha vissuto e conosciuto a fondo l'orrore della guerra in un'età in cui avrebbe dovuto giocare ed innamorarsi.
Il 1993 è appena iniziato in Sierra Leone e a Mogbwemo, il piccolo villaggio in cui vive il dodicenne Ishmael, la guerra tra i ribelli e l'esercito regolare, che insanguina la zona del paese più ricca di miniere di diamante, sembra appartenere a una nazione lontana e sconosciuta. Di tanto in tanto nel villaggio giungono dei profughi che narrano di parenti uccisi e case bruciate. Ma per Ishmael, suo fratello Junior e gli amici Talloi e Mohamed, quei profughi esagerano sicuramente. L'immaginazione dei ragazzi è catturata da una cosa sola: la musica rap. Affascinati dalla "parlata veloce" di un gruppo americano visto in televisione, i ragazzi hanno fondato una band e se ne vanno in giro a esibirsi nei villaggi vicini. Un giorno, però, in cui sono in uno di questi villaggi, li raggiunge la terribile notizia: i ribelli hanno attaccato e distrutto Mogbwemo. Ishmael non vedrà più casa sua e i suoi genitori. Perderà Junior. Fuggirà nella foresta, dormirà di notte sugli alberi, sarà catturato dall'esercito governativo, imbottito di droga, educato all'orrore, all'omicidio, alla devastazione. Il suo migliore amico non sarà piú il tredicenne Talloi ma l'AK-47 e la sua musica non più l'hip-hop ma quella del suo fucile automatico. Una testimonianza indimenticabile dal cuore dell'Africa, dove milioni di bambini muoiono di malattie curabili in Occidente e centinaia di migliaia sono mutilati o cadono in guerra.
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9788854501768 Molto buono (Very Good) .
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ANDREA CANEPA 26 agosto 2010
E' la storia VERA raccontata da un ragazzino di 12 anni che è stato privato della sua giovinezza e adolescenza in quanto è stato arruolato nell'esercito della Sierra Leone, nazione afflitta da guerre civili, povertà e della quale nessun telegiornale ci dice niente. E' un libro che fa riflettere sul tutto quello che hanno i nostri figli e sul niente che hanno tantissimi bambini e ragazzi nel mondo. E' un libro che farebbe crescere tanti ragazzi della nostra società.
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SERENA BATTISTI 17 agosto 2010
Marzo 1991. Scoppia la guerra tra il partito al governo in Sierra Leone e una banda armata di rivoltosi, il RUF (Fronte Unito Rivoluzionario), che inizia ad attaccare i villaggi nella parte orientale del paese, al confine con la Liberia, e si dirige verso la capitale Freetown. La guerra, come sempre, coinvolge e sconvolge anche la popolazione inerte, che si ritrova a dover abbandonare la propria casa e a perdere la propria famiglia per scappare e poter avere salva la vita. A Ishmael, però, il destino ha riservato ulteriori prove: a soli 12 anni, dopo aver visto la propria famiglia massacrata dai ribelli, è costretto ad arruolarsi nelle'esercito regolare. E così, perduta da tempo le'età dell'innocenza, Ishmael comincia a non avvertire più il dolore fisico e psicologico, ma solo l'odio verso quella gente che ha distrutto tutta la sua famiglia; un odio irrazionale, aumentato dalla droga, che lo porta ad avere come unico scopo quello di uccidere i suoi nemici e torturarli, sentendosene orgoglioso. Ogni sua azione è finalizzata alla distruzione, avendo come unico compagno un AK-47. Anche quando verrà inserito in un programma di riabilitazione sarà difficile per lui riuscire a ritrovare la razionalità e ricostruire una vita normale. Non c'è lieto fine in questo romanzo poichè la guerra che devasta la Sierra Leone è tuttora senza fine e ancora una volta Ishmael sarà costretto a fuggire. Quello che più colpisce di questo libro è l'incapacità di immaginare ciò che viene raccontato, neanche ricorrendo alle immagini dei film; è una realtà così estranea alla nostra, così violenta, irrazionale ed inumana che è difficile da rendere tangibile o da cerdere anche solo possibile. E questo è sicuramente un triste limite perchè mostra che la guerra in Sierra Leone, come tante altre, non è un problema condiviso, ne conosciuto.
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