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La presenza di Albe Steiner nel mondo della progettazione grafica, del design e della produzione visiva è una realtà nota e riconosciuta in tutta la sua importanza. Steiner ha iniziato l’attività nella seconda metà degli anni ’30, intensificando il proprio lavoro dopo il conflitto mondiale quando ha collaborato ad un rinnovamento profondo, professionale, culturale e politico, della grafica italiana partecipando da protagonista a esperienze di fondo, quali “Il Politecnico”, e all’elaborazione di periodici e di informazione di partito. Con gli anni ’50 e, via via, in seguito, la sua attività si è fatta ancor più ricca e articolata. Collaborazioni al mondo industriale e della produzione, alla trasformazione dell’editoria, alla stampa e, in particolare, a quella politica cui ha offerto una sempre rinnovata capacità di interpretare e visualizzare la conoscenza e la proposta di problemi e di soluzioni che andassero al di là dell’ipotesi informativa per divenire fermento culturale e, ad un tempo, ricerca di metodo di chiarificazione e di partecipazione: questi alcuni dei momenti e delle caratteristiche di fondo del suo impegno. Ad esso si è accompagnata, poi, la consapevolezza, resa operativa, della necessità di un’organizzazione della professionalità e della relativa preparazione e informazione attraverso la scuola, la struttura sindacale e culturale. Egli si poneva così il problema di far sì che il suo settore di attività non rimanesse prigioniero di un’astratta efficienza formale, ma venisse ricondotto ad un più ampio contesto sociale e culturale, e nel confronto con esso continuamente verificato.Parlare di Steiner significa, dunque,riflettere anche sul contesto e, in particolare, sui termini del vasto dibattito intellettuale e politico sviluppatosi in Italia fin dall’immediato dopoguerra.
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