Con un linguaggio essenziale ma curato e al contempo senza orpelli, si dipanano attraverso poche pagine sette racconti (contenuti anche nell’edizione argentina “La mitad del double”, di cui due inediti) che parlano dell’amore e del suo contrario, di rimpianto, di solitudine, sentimenti che pervadono tanti aspetti del vivere comune. Il fil rouge è la malinconia di cui l’intero libro è intriso, per quello che mi è stato dato di percepire. E’ un libro a suo modo destabilizzante, che unisce racconti realistici a quelli nei quali l’aspetto surreale e/o il fantastico sono predominanti. I racconti più vibranti ed efficaci però, secondo me, sono quelli più realistici che, senza espedienti narrativi e con una scrittura fluida, vanno dritti all’anima del lettore: Mezzanotte passata e Mappa mundi. Mezzanotte passata, che senz’altro vale tutto il libro ed è il racconto di apertura, catapulta il lettore dentro alcuni dei temi più cari alla contemporaneità: l’invalidità e il femminicidio, se non fisico, sicuramente dell’anima. Bermudez è bravo, non tralascia nessuna delle sfaccettature che accompagnano la terribile condizione psicologica e fisica della disabilità e che ne sono dirette conseguenze. Troviamo dunque la solitudine, il disprezzo e la compassione degli altri, la nostalgia di quello che è stato e il desiderio di quello che potrebbe essere e non può, il rimpianto di non poter esercitare appieno il diritto di essere uomini fisicamente e moralmente.In Mappa Mundi si apprezza l’immensa dolcezza con la quale una nipote si prende cura dell’anima dello zio cieco aiutandolo a collezionare cartoline per immaginare attraverso di esse il vasto mondo che non può vedere. Per leggere passi del libro ---> https://vitechesonolatua.wordpress.com/2020/10/31/fernando-bermudez-la-meta-del-doppio/
La metà del doppio
«Ricorrenti sono la solitudine, la malinconia, la disabilità fisica o l'ambiguità nel separare il falso dal vero. E dove di sicuro rivive la tradizione argentina con le sue atmosfere magiche e superstizione, le premonizioni» - Robinson
La scrittura di Bermúdez è colta e articolata, e cela un'architettura complessa, fatta di crepe, «interstizi di assurdo» che minano lo stesso linguaggio. Immergersi in queste storie è diventarne protagonista, esserne risucchiati, restarne aggrovigliati, viverle in prima persona. Fernando Bermúdez è un maestro nel mescolare le carte, giocare con l'indefinito, creare orditi e intanto entrare nelle trame dialogando col lettore, che ne diventa così personaggio attivo. Leggendo, ci inoltriamo tra «sentieri che si biforcano», finzioni e realtà vagheggiate. I piani temporali sono stravolti, i punti di vista e le prospettive in continuo movimento. L'esperienza che ci regalano questi racconti è un viaggio in noi stessi, l'accensione dei sensi e dell'immaginazione. La scrittura labirintica ci fa riflettere sul destino, sul tempo, sull'amore, sulla circolarità dell'esistenza.-
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Anno edizione:2020
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Francesca Colantoni 17 dicembre 2020
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