Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese...

Storie di una generazione di trenta-quarantenni che, schiacciati da un presente instabile e insicuro, vedono svanire i loro progetti, il loro futuro. Giovani che, sopraffatti dal ritmo stremante delle giornate lavorative, rinunciano al sogno di una famiglia, di un figlio. Storie di sogni smorzati dalla fittizia delle agenzie interinali o dalla frustrazione causata dal mobbing dei superiori sui nuovi arrivati. Storie di persone giudicate, accettate o rifiutate non per quello che sono, ma in base a criteri che mirano alla produzione in quantità, tralasciando la qualità. Storie raccontate da coloro che le vivono, affiancate e introdotte dalla voce realista e radicale dell'autore, che le integra con le sue esperienze e riflessioni. I commenti spontanei di Aldo Nove vanno a completare e personalizzare un reportage struggente, un tuffo nella realtà lavorativa italiana. Una realtà che emerge in un susseguirsi di vicende narrate in modo semplice e sincero, che catturano e inducono a farne parte tutto d'un fiato.