Voglio dirlo subito: con questo libro si ride. Ma non solo. La prima cosa che colpisce di “La mia vita tra le nuvole”, è la copertina: colori brillanti, grafica accattivante e sagome che vanno verso un altrove imprecisato. La seconda cosa che cattura è l’incipit “Mi hanno ucciso!”. Il presunto cadavere si presenta: è Arturo Moretti, quarant’anni, sposato e separato, fumettista. Sembrerebbe un thriller, ma non lo è. Non nel senso stretto del termine. È un romanzo in cui le cose non sono mai esattamente come appaiono, un romanzo che ti spinge a cercare una prospettiva diversa, e il sapiente incastro dei vari piani narrativi, sostenuto dalla scelta di un font differente per ognuno di essi, accompagna il lettore in una dimensione fantastica. Quello che si evince dalle pagine di “La mia vita tra le nuvole” è l’amore dell’autore per il cinema, per la musica, per ogni forma d’arte. Una sfrenata fantasia e uno stile ironico e graffiante rendono la lettura piacevole, e ci si ritrova in poco tempo alla fine del libro con il sorriso sulle labbra, a domandarsi se la leggerezza sia stata solo una trovata per porre quesiti più profondi. Ci si ritrova a riflettere sul potere della scrittura e della P.E.N.N.A., che l’autore definisce un’arma micidiale in grado di manipolare l’esistenza. E ci si ritrova a pensare che, a volte, per affrontare la realtà occorre molta fantasia.
