Un'opera complessa e sfaccettata, ascrivibile in pieno al periodo modernista: livelli di narrazione multipli (Cendrars custodisce un baule contenente gli scritti di Moravagine, lasciatigli da Raymond la Science a cui viene data la parola per narrare la storia principale, all'interno della quale trovano spazio ulteriori narrazioni secondarie. Il libro di Cendrars viene presentato come la prefazione all'opera completa di Moravagine che non vedrà mai la luce), digressioni filosofiche (alcune ricordano i temi cari al Futurismo della prima ora, altre sono in connessione col pensiero anarchico, altre ancora col nichilismo, tutte attraversate da una sorta di folle gioia dadaista), un timido sperimentalismo linguistico (specie nelle ultime pagine dove sono presentati i fogli autografi di Moravagine, con disegni, immagini e schizzi), lo sviluppo di un totale e potentissimo antieroe, come non se ne ricordano fino a quel momento. Il gioco del "doppio" si muove sottotraccia in tutta l'opera, dove Cendrars compare anche come personaggio, portando la distinzione tra biografia e romanzo a confondersi e sovrapporsi quasi totalmente. Nel complesso un romanzo notevole che si muove con disinvoltura (a volte eccessiva) tra le pieghe della storia, riuscendo a veicolare temi di notevole complessità in modo relativamente leggero e quasi divertente. Ne emerge l'immagine di un autore con molte luci e qualche ombra ma capace di avvincere e stupire.
Moravagine
"E se invece ce la facessimo? Se la nostra opera fosse coronata dal successo?... In questo caso dovremmo demolire tutto; demolire... ah ah ah... demolire perfino la sinistra. E poi... E poi?... Alcuni proseguiranno la lotta altrove, alcuni si butteranno addirittura con entusiasmo in un'azione su scala internazionale, un'universale impresa di demolizione. Ma noi, i capi, non ne abbiamo forse abbastanza, non siamo stanchi, sfiniti? Allora dovremmo disertare, abbandonare il campo, lasciare la nostra opera ad altri, ai dissidenti, ai seguaci, agli epigoni che si impadroniscono di tutto e prendono tutto sul serio, sempre... e realizzano... decidono... comandano... nuove leggi... un nuovo ordine... ah ah ah!... No, dopo ciò che abbiamo fatto non possiamo più accettare nulla, neanche la distruzione, la ricostruzione postuma... Annientare... Bisogna riuscire a far saltare in aria il mondo intero..."
Blaise Cendrars è stato definito «il grande avventuriero della letteratura moderna». Da quando scappò di casa, a sedici anni, «la sua vita non ha fatto che cambiare rapinosamente scenari». E molteplici, e rapinosi, sono anche gli scenari che attraversiamo in questo romanzo, una botte à surprises dalla quale vengono fuori, a ogni pagina, orrori e magnificenze. A farci da guida è un doppio dell'autore, che non per caso porta il nome di un anarchico ghigliottinato nel 1913, Raymond la Science. E un doppio diabolico e allucinato dell'autore è lo stesso Moravagine, ultimo discendente di una famiglia reale, che Raymond aiuta a fuggire da una clinica per alienati e in compagnia del quale vivrà le peripezie più mirabolanti: saranno terroristi nella Russia zarista del 1905, prigionieri degli indios blu sulle sponde dell'Orinoco, volontari nei corso della prima guerra mondiale... Moravagine è la «grande belva umana», «amorale», «fuorilegge», un essere che incarna la follia e il male, che uccide «spesso per puro divertimento», di preferenza giovani donne, e teorizza che «tutto quanto è solo disordine» e che chi ha paura del disordine ha paura della vita stessa: la quale non è altro che «delitto, furto, gelosia, fame, menzogna, sborra, stupidità, malattie, eruzioni vulcaniche, terremoti, mucchi di cadaveri», e che non esiste verità, ma solo l'azione, «l'azione effimera», «l'azione antagonista». Tra digressioni fascinose, anse maestose, deviazioni fulminee, veniamo irresistibilmente trascinati da una scrittura che, come rilevò la critica del tempo, possiede una «prodigiosa potenza pittorica, un misto di crudeltà, sensualità e lirismo» - uno stile la cui sfrenata libertà continua a vibrare.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Upallow 14 maggio 2022Sorprendente
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Saggio, noir, romanzo d'avventura, far west! Quest'opera è il riflesso di un uomo fantastico che ha fatto della sua vita un romanzo. Insospettabilmente e silenziosamente un capolavoro e uno dei libri migliori mai letti.
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Blaise Cendrars era proprio un tipo che avrei voluto conoscere. Lavorò alla stesura di “Moravagine” -forse nel titolo c’è una crittografia: “mort et ravage” ovvero morte e distruzione- a partire dal novembre 1912 e lo concluse il giorno di Ognissanti del 1926, liberandosi finalmente dall’ossessione del doppio che l’aveva accompagnato per anni. Come il suo ispiratore reale, Moravagine ha passato un lungo periodo di reclusione, raccontato nella parte iniziale del libro, in cui Cendrars, con la sua scrittura precisa, con l’accurata scelta delle parole, sollecita i sensi del lettore facendogli sperimentare quanto sia vero che “un cervello isolato dal mondo può creare un mondo”. L’immagine con la casa di Cendrars devastata dai tedeschi e la foto della madre sepolta nel fango del giardino suggella un tema che aprirebbe riflessioni psicanalitiche. Ma Cendrars era uomo d’azione e odiava Freud. Altro non vi dico, ma consiglio assolutamente la lettura di questo libro.
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