La morte segue i magi

All'inizio di tutto

La luna non rischiarava quella notte, per non offuscare la luce della stella. Ma una fiamma splendeva, là in basso, a sinistra, dove sulla paglia giaceva ignudo e indifeso il Re dei Re. Sembrava sprigionarsi, dalle carni del lattante inetto, un fulgore radioso che si riverberava sui volti dei personaggi affollati, sulle stoffe preziose tratte a lampi dal buio, sugli ori dei doni. Con silenziosa eloquenza la luce, resa soltanto con il colore, conduceva l'occhio attraverso l'oscurità sino a quel minuscolo fuoco vivente in cui il chiarore annunciava: io sono la resurrezione e la vita. Lo conduceva sin Lì lungo la massa senza nome degli uomini e degli animali, lungo l'arco dei volti dei re di sapienza, lungo lo sforzo delle loro braccia officianti l'offerta, tese ad adorare e al contempo a reggere, in nome di tutta l'umanità, il peso terribile e gioioso della nuova fede. Egli era sopraffatto dalla bellezza, dalla ricchezza, dal mistero e della potente armonia contenuti in quel piccolo lembo di tela dimenticato da secoli, e che il mondo avrebbe scoperto attraverso i suoi poveri occhi malati. Per un lungo istante lo contemplò in silenzio, quindi, senza voltarsi: «Sì» mormorò, «È un Rembrandt»