Si fa leggere volentieri, getta qua e la spunti interssanti, fagocita la mente, ma... Il "ma" è doveroso per questo romanzo che ha potenzialità elevatissime, ma che forse un poco le tradisce. Lo spessore dei personaggi -emarginati,tossici,assassini e ladri - non è così determinato ed incisivo nel dipanarsi di pensieri e storie, un poco sordide e un poco auliche.La descrizione della città - una Bombay del vizio- non è così caleidoscopica come annunciato, e nemmeno cruda e spura come forse si vorrebbe. E' un peccato. Un peccato perchè ci sono tutti gli elementi per poter affondare la lama nel ventre sconquassato dell'India "no spiritual"...di percorrere i vicoli intricati di odori/fango/umidità/colori con una curisotià più marcata...di verniciare con le campiture più adatte, i drammi che via via si snocciolano. Caotico in alcuni punti, così come è leggero o cupo in altri, senza conitnuità...segmenti con apostrofi d'attenzione disseminati senza geometrie precise, che compromettono l'efficacia di un romanzo, che "in soldoni" non dice granchè.
Bombay, anni Ottanta. Shuklaji Street è un reticolo febbrile di stanze, stanze per il sesso, stanze per Dio, stanze segrete che si riducono di giorno e si espandono di notte. Corre da Grant Road a Bombay Central, e percorrendola a piedi, tra auto, camion, risciò, biciclette, rifiuti, escrementi e poveri che barcollano coperti di stracci, si fa il tour dei luoghi della perdizione della città, i luoghi del piacere e dell'ebbrezza. La croce copta dei cristiani siriani al collo, l'aria di chi è stato rispedito in India dopo essere finito nei guai a New York, Dom Ullis si è rifugiato nel bel mezzo di Shuklaji Street, nella stanza d'oppio di Rashid, la fumeria più rinomata della strada con le sue autentiche pipe cinesi. Nel locale, pregno dell'odore di melassa, sonno e malattia, si è accolti dal proprietario, braccia e ventre cosi grassi da rendere striminzita ogni camicia. La fumeria, però, è per ogni habitué innanzi tutto il regno di Dimple. E lei che, scuotendo i capelli che le cadono davanti agli occhi, prepara, con mano esperta ed elegante, le pipe. Quando era appena un ragazzo, Dimple fu condotto in un bordello di Bombay. Gli diedero una sari rossa e del whisky e poi, con l'aiuto di un sottile, tagliente bambù, fecero di lui una splendida hijra, un eunuco. Con i suoi amanti e ospiti Dimple discute di Dio e del sesso, dell'amore e del significato dell'esistenza, della crudeltà della vita e... del Pa-tar Maar, l'assassino di pietra che gira di notte nei quartieri dei poveri di Bombay.
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in 8, 304 pagine, brossura Molto buono (Very Good) 9788854505117.
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massimo campaci 23 luglio 2012
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