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Dai tanti imperatori romani periti di morte violenta, all’assassinio di John F. Kennedy fino all’attacco alle Twin Towers, Schneider elabora la sua «critica della ragione paranoica» dell’attentatore attraverso una suggestiva ricostruzione che coniuga abilmente indagine filosofico-politica, storia delle idee e psichiatria.
"Non il dubbio, è la certezza ciò che ci rende pazzi" - Nietzsche, Ecco Homo
«L’attentato è il demone delle utopie liberali»: così suona un’affermazione di questo libro che avanza una suggestiva interpretazione della «ragione paranoica» che guida gesti e pensieri degli attentatori nell’epoca delle democrazie liberali. L’entrata in scena della figura dell’attentatore ha di certo una storia millenaria. Quello che può essere considerato l’archetipo di ogni attentato politico, l’assassinio di Gaio Giulio Cesare, risale al 44 a.C. È tuttavia noto che il numero degli attentati nel mondo occidentale è cresciuto da quando gli Stati d’Europa e d’America si sono sottoposti alle leggi, alle limitazioni e agli obblighi di trasparenza della democrazia e della divisione dei poteri. Più Stato e governo si mostrano, nella modernità, trasparenti, più il sospetto che tutto ciò che accade non sia altro che teatro, gioco di maschere, sapiente inganno, segue il potere come un’ombra. Interrogando questo apparente paradosso, Schneider propone in queste pagine la sua affascinante tesi: nell’epoca della modernità, la «ragione paranoica» dell’attentatore svela la patologia stessa della politica. Abbandonata alla contingenza e alla casualità delle sue disposizioni, la politica esibisce, come contraltare, quella che Kant definiva una «forza immaginativa che lavora sul falso». Nella figura dell’attentatore questa forza immaginativa, o «ragione paranoica», risponde alla crescente complessità del mondo politico moderno con monotone spiegazioni riferite sempre a una sola causa: accusa gli ebrei, il capitale, il padrone, la stampa, i maschi, i massoni, il sesso, i comunisti, l’Occidente, i geni, il cervello, il male. In quella dello Stato liberale, che vorrebbe essere il regno del razionale, del regolativo, del calcolabile, del normativo e si ritrova, invece, ad avere costantemente a che fare col casuale, il contingente, l’imprevedibile, la «ragione paranoica» alimenta legioni di pianificatori, aruspici e servizi segreti che osservano i multiformi nemici del potere o, se mancano, li inventano: partiti rivoluzionari, gruppi radicali, terroristi con motivazioni politiche o religiose, Stati nemici. Una gigantesca attività, che costituisce il sistema corrispondente, la controparte, del terribile sospetto che leva il sonno all’attentatore. Dai tanti imperatori romani periti di morte violenta, all’assassinio di John F. Kennedy fino all’attacco alle Twin Towers, Schneider elabora la sua «critica della ragione paranoica» dell’attentatore attraverso una suggestiva ricostruzione che coniuga abilmente indagine filosofico-politica, storia delle idee e psichiatria.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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