Ben condotto...come solo luigi pirandello sa fare....la cosa più bella di questo libro è indubbiamente l'ultima pagina e mezzo con cui pirandello in maniera post-moderna risolve il problema della morte: non sconfiggendola o accettandola, ma vivendo, perchè vivere è andare avanti senza fermarsi a pensare e confondersi con tutto ciò che intorno a noi vive insieme anoi..il mondo va vissuto facendone parte e non cercando di darci una maschera per differenziarci da ogni altro essere vivente, perchè questo significherebbe, secondo la concezione pirandelliana, MORIRE.. libro da avere nel proprio bagaglio intellettuale
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Anno edizione:2008
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Carmela Borrelli 20 maggio 2018
Romanzo breve in forma di monologo caratterizzato da ampie riflessioni filosofiche che ruotano intorno al concetto dell’identità individuale e della singolarità dell’Io. Dal momento iniziale in cui il protagonista coglie un’incrinatura, suggerita da un’osservazione casuale, della coscienza di sé stesso rispetto alla percezione da parte degli altri, precipita in una progressiva ossessione che lo porterà ai confini della follia nell’intento di disintegrare consapevolmente l’immagine che ognuno dei suoi conoscenti, parenti e non solo, gli rimanda: un altro Vitangelo Moscarda, poi un altro e un altro ancora, forse centomila. La scomposizione della propria personalità diventa così il fulcro della sua fissazione, in un percorso mentale e materiale doloroso e autoinflitto che contempla la rinuncia o addirittura il sabotaggio degli affetti più cari, della rispettabilità e della solidità economica, che peraltro non erano state acquisite con particolare impegno ma ereditate direttamente dal padre. Il finale, forse liberatorio o forse annichilente, trova Moscarda ormai allo stato zero della stabilità sociale, una sorta di asceta in camicione azzurro relegatosi nell’ospizio costruito tramite la donazione dei proventi della sua impresa liquidata.
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Nettamente superiore a "Il fu Mattia Pascal", che ho mollato e ripreso più volte, "Uno, nessuno e centomila" è illuminante e una ricchissima fonte di spunti e riflessioni. Molto interessante la tematica della frantumazione dell'io, dell'esistenza di "centomila" identità, che mi ha fatto venire in mente questa citazione: “Noi non vediamo le cose per come sono, le vediamo per come siamo noi” (Talmud). La realtà e soggettiva, e la stessa realtà sarà percepita in centomila modi diversi. Ma se la realtà non è obiettiva, non è certa, esiste davvero? Non è un libro lungo, ma ci vuole un po' di pazienza e una mente aperta, perché ne vale davvero la pena.
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