Non è un paese per vecchi - Cormac McCarthy - copertina
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Non è un paese per vecchi
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Descrizione


Nel 1980, nel Texas meridionale, al confine con il Messico, il giovane Llewelyn Moss, un reduce dal Vietnam, si imbatte, mentre sta cacciando antilopi nella prateria, in un convoglio di jeep colme di cadaveri, di droga e di soldi. Prende i soldi e decide di tenerseli, ma diventa subito la preda di una spietata partita di caccia: inseguito dai trafficanti, da uno sceriffo vecchia maniera, nonché dal solitario Chigurh, un assassino psicopatico munito di una pistola da mattatoio. Moss tenta disperatamente di sfuggire a un destino inevitabile, coinvolgendo per ingenuità la giovanissima moglie.

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Libreria Fernandez
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Dettagli

Tascabile
254 p.
No country for old men
9788806188191

Valutazioni e recensioni

  • Una delle cose positive di questo romanzo è che non si fa per niente fatica a immaginare le situazioni, perchè è come se l'autore avesse scritto il copione e le battute di un film, il che conferisce un bel senso di realismo a tutta la vicenda che non si preoccupa di nascondere o minimizzare anche il più piccolo atto di sangue e violenza. Uno stile secco, asciutto e privo di emozioni che molte volte durante la narrazione ho trovato adatto, ma in altri momenti qualche approfondimento a livello interiore sarebbe stato certamente gradito, come ad esempio nei bellissimi capitoli che descrivono i pensieri, i sentimenti e le considerazioni dello sceriffo Bell, il personaggio che ho adorato di più in questo romanzo: un uomo del secolo passato, incapace di comprendere perchè questo mondo sia cambiato così tanto nel male, un uomo desideroso del bene per gli altri, profondo e malinconico.

  • MASSIMILIANO CALISTI

    Ho letto il libro solo ed esclusivamente perché ho visto (per 2 volte) il bel film che ne è stato tratto, e la lettura è stata ancora più piacevole. Narra di tre uomini sostanzialmente soli, i cui destini si incrociano in un Texas con paesaggi da western. Belli i dialoghi (anche se il mancato uso dei trattini rischia di creare confusione), i personaggi, il ritmo, le riflessioni dello sceriffo, ma soprattutto lo stile, scarno e asciutto. Ne consiglio vivamente la lettura.

  • DENIS BISCARO

    Che dire...è un capolavoro!!! L'ultima parte andrebbe letta ogni anno scolastico in tutte le scuole superiori. Le ultime riflessioni andrebbero inserite in tutti i testi scolastici, compresi quelli di matematica e di biologia. L'immagine del tipo che scava con lo scalpello l'abbeveratoio nella roccia non può ricevere accoglienza nella nostra società. Credo sia una delle cose piú belle che abbia letto in assoluto. Val la pena di imparare l'inglese anche solo per leggere le due paginette finali in lingua originale. La totale e disperata tragicità di tutta la storia è davvero abissale. Ho letto su internet paragoni con Shakespeare e i Greci ma secondo me qui siamo un passo avanti. Qui la disperazione è ancora piú onnicomprensiva e radicale almeno in due direzioni. Sia in Shakespeare che nei Greci (per quel pochissimo che ne so) i protagonisti delle tragedie sono personaggi importanti (re, principi, principesse, figli, cugini, nipoti di dei e dee) che subiscono una sorte sventurata di cui viene a conoscenza tutto il mondo civilizzato. Da qui l'esemplarità e l'universalità delle vicende narrate. Qui, invece, i personaggi sono gente comune. Persone che vivono con mezzi di fortuna, poliziotti con moglie a carico, gestori assonnati di motel incastonati in mezzo ai deserti del centro america, trafficanti di droga qualsiasi e killer ignoti ai piú. Nel bene e nel male, tutti signor nessuno. Nessuno saprà mai di loro, nessuno vedrà le loro lacrime, i loro sputi nella sabbia, il sangue secco delle loro ferite mentre la loro vita si svolge lungo i nastri grigi delle statali. Nessuno li chiamerà eroi o assassini. È forse questa la tragedia piú grande a cui vanno incontro tutti i personaggi, è questo che piange Carla Jean seduta sul letto a fianco al suo sicario. Non la fama o la notorietà. Ma l'inutilità di una sacrificio che rimarrà sepolto per sempre. Quando è ormai vecchio e cieco Edipo chiede che la sua storia venga raccontata, che diventi e rimanga cosa viva la sua esistenza proprio quando il suo corpo sta diventando cosa morta. I personaggi di McCarthy questo lusso non se lo possono permettere. Nascono nessuno. Vivono forse momenti di speranza, di gioia, di oscura felicità e poi giú anzitempo nel niente. Senza che nessuno ne sappia nulla. Anzi peggio. Perché il loro ricordo rimane legato al chiacchericcio pettegolo dei trafiletti di cronaca del giornale locale. Per uno o due giorni. La storia di una vita bruciata in un paio di articoli scandalistici e morbosi. Neanche il silenzio spetta a chi non ha niente. In secondo luogo la normalità dei protagonisti rende la storia virtualmente moltiplicabile e riproducibile su scala planetaria. Edipo, Amleto, Macbeth, Oreste erano tutti personaggi unici, eccezionali. Quanti Moss e Carla Jean ci sono invece in giro per il mondo? Centinaia di migliaia, milioni? E quanti Chigurh? Sempre di piú, pensa lo sceriffo Bell, che si vede ormai esemplare di una razza in via di estinzione. Questo fa rimbombare in modo intollerabile quei colpi di pistola e di fucile ben al di là della conche assolate del Texas, in cerchi concentrici sempre piú ampi, oltre l'orizzonte. Irrinunciabili le elementari verità che Bell riferisce alla giovane giornalista: "Le cose cominciano ad andare male quando i giovani smettono di dire 'Per favore' e 'Grazie'" e poi "I trafficanti di droga ci sono perché ci sono i drogati" il che equivale ad una dichiarazione di guerra contro tutte le dipendenze della modernità, non solo quelle scontate (alcol, fumo, sesso, soldi, potere, fama, egoismo, ecc.) ma anche quelle meno plateali (libertarismo, autoaffermazione, esibizionismo, ecc.). Sono contento di aver letto il libro prima di aver visto il film. Qui in occidente credo che solo i Coen o Eastwood potevano avere il coraggio di trarre un film da una storia del genere.

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Foto di Cormac McCarthy

Cormac McCarthy

1933, Providence (Rhode Island)

Cormac McCarthy è stato uno scrittore americano, vincitore del Premio Pulitzer nel 2007. Cresciuto in Tennessee, dove ha frequentato l'Università, l'ha abbandonata per ben due volte prima di dedicarsi alla scrittura.Entrato nel '53 nell'Air Force, vi è rimasto per quattro anni.Ha vissuto anche a El Paso, in Texas, e a Tesuque, nel Nuovo Messico.McCarthy non concedeva interviste e non frequentava gli ambienti letterari e mondani (del 2007 l'eccezione dell'intervista televisiva con Oprah Winfrey).Tra le sue opere ricordiamo Il guardiano del frutteto, Il buio fuori, Suttre, Meridiano di sangue, Oltre il confine e Città della pianura. Cavalli selvaggi, ha conquistato il National Book Award.Con La strada del 2007 ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa.Dalle opere...

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