"Nudi come siamo stati" sono tanti libri in uno; sono la storia di Severo, Arsène, Anita e altri personaggi le cui vite si intrecciano, si intersecano per un tratto delle loro esistenze e quel tratto, come spesso accade, sconvolge o travolge tutto il dopo e finanche il prima. Ivano Porpora è un cantore dell'anima e dei sentimenti umani. La sua scrittura è potente, evocativa, ricca di azzeccate metafore ma mai banale, scontata, già vista. "Nudi come siamo stati" è un romanzo da leggere, di quelli da tenere sul comodino e rileggere nuovamente.
Nudi come siamo stati
Nudi come siamo stati è tre romanzi in uno: la storia di un giovane sordo a se stesso che impara ad ascoltarsi; la storia di un bambino che perde la felicità e la scambia con uno strano cinismo; la storia di un uomo per il quale tutto è compiuto, e morire è come centrare il bersaglio di un’esistenza.
"Disegna il tuo nemico." Feci il mio ritratto. "Troppo facile. Un altro nemico." Disegnai mio padre.
All’inizio ci sono due bambini, in Provenza, che corrono, metà per gioco e metà no: Bastien, il fratello maggiore, e Arsène, il minore. Bastien da questa corsa rimarrà segnato per la vita, e Arsène non riuscirà mai a perdonarselo. Molti anni dopo, a Viadana, un paesino in provincia di Mantova, un giovane pittore, Severo, chiede a un affermatissimo pittore francese, Arsène, di accettarlo come suo allievo. Perché Arsène ora vive lì, tra argini e nebbie? Che cos’ha “visto” in Severo, al punto di decidere di prendere su di sé, letteralmente, il suo male? Sono due misteri che solo una morte svelerà parzialmente. Nudi come siamo stati è tre romanzi in uno: la storia di un giovane sordo a se stesso che impara ad ascoltarsi; la storia di un bambino che perde la felicità e la scambia con uno strano cinismo; la storia di un uomo per il quale tutto è compiuto, e morire è come centrare il bersaglio di un’esistenza. Tre storie narrate con una scrittura mirabile nel rappresentare corpi, gesti e paesaggi, sempre esatta ed evocativa.
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Autore:
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Anno edizione:2017
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Il libro di Ivano Porpora me l’ha consigliato un amico che segue molto la letteratura italiana contemporanea: merita una possibilità, mi ha detto, e la copertina disegnata da Gipi è talmente bella. Il romanzo invece non m’è piaciuto: tanta volontà e un risultato estetico molto basso, un grato di patetismo doloroso tanto è sfacciato. Niente di credibile, non nel senso realistico ma in quello artistico: le parole fanno quantità ma non si allontanano mai dal foglio, dove sembra siano cadute come tegole da un tetto costruito male, incapace di resistere al più debole vento di una lettura attenta: corpi dai peli lunghi, seni appesi al torace come calze, frasi come “I vetri tenevano traccia della nuova acqua scesa”, una storia che non cattura l’interesse ma che quasi lo chiede come un piacere personale, è un libro che racconta dell’ansia di essere stato scritto bene ma da un ansia del genere può venir fuori solo un brutto libro.
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