Romanzo ambientato nella Palestina martoriata da continue guerre di invasione dal 1948 ai primi anni 2000. Molto struggente e purtroppo, considerata la situazione odierna, del tutto attuale.
Ogni mattina a Jenin
Pubblicato precedentemente con il titolo Nel segno di DavidUn romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il Cacciatore di aquiloni ha fatto per l'Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria".
Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2013
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Annapi 13 settembre 2025Struggente e purtroppo attuale
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nadia 04 settembre 2025
Meraviglioso e indimenticabile
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Erika Vitrano 01 settembre 2025
Era da tempo che desideravo leggere questo libro, e finalmente in primavera è arrivato nella mia libreria, in attesa di essere “consumato”. È diventato la mia lettura di agosto, un tempo di pausa e di coccole per me stessa. Ho terminato le ultime pagine con le lacrime agli occhi, eppure avrei voluto che non finisse mai. Le emozioni che mi hanno accompagnata sono state forti: non solo per la storia intima e dolorosa di Amal, ma soprattutto per il racconto della Palestina e dei suoi abitanti, una storia che abbiamo sempre davanti agli occhi e che negli ultimi mesi risulta impossibile ignorare. È stato un libro difficile da chiudere la sera, quando la stanchezza prendeva il sopravvento, e sarà altrettanto difficile abituarmi all’idea che da oggi non ci sarà più Amal ad aspettarmi tra le pagine. Un romanzo intenso, che lascia un segno profondo e che consiglio a chiunque voglia incontrare, attraverso la letteratura, la forza e la fragilità di un popolo.
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