Primo dei “poeti maledetti” nella definizione Verlaine, François Villon è a detta di tutti i critici l’oggetto di una ‘leggenda’ alimentata dal tempo. I suoi dati biografici sono scarni e ci derivano da deduzioni basate sulle (poche) opere e (ancor meno) testimonianze alternative: sappiamo che si laureò in Lettere a Parigi, che invece di praticare una professione si diede ai peccati più vari – intendiamoci: peccati veri, non sciocchezzuole alla sant’Agostino – e che venne assolto da 4-5 condanne capitali solo perché benvoluto da Charles d’Orleans. Non sappiamo invece quando morì – si dice in età giovanissima. Non sappiamo se quel che racconta sia vero o frutto di una mitomania autocelebrativa. Non sappiamo nemmeno se sia esistito oppure se il suo nome sia lo pseudonimo di chissà chi. In casi come questi, ciò che più importa è distinguere quel che abbiamo solo bisogno di sapere. Anche volendo trattare la figura di Villon come un’invenzione, dovremmo comunque fare i conti con un’invenzione assolutamente affascinante. L’immagine di un uomo che, nell’epoca delle grandi certezze metafisiche, rifiutò faustianamente l’ascesi intellettuale per il piacere di una paganissima carne, e che nell’autunno della vita rimpiangerà di non avere una casa e un letto morbido su cui riposare, rende tutte le epoche partecipi della medesima, paradossale condizione. Villon potrebbe essere anche solo un bugiardo, un impostore, ma i poeti dicono la verità solo mentendo.
Opere
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Francois de Montcorbier nasce a Parigi nel 1431; rimasto orfano di padre, assume il nome del suo tutore, Guillaume de Villon. Segue gli studi universitari, fino a diventare maitre es arts nel 1452, e lavora come scrivano. Nel 1455, nel corso di una rissa, uccide un prete ed è costretto alla fuga. Rientrato a Parigi è coinvolto in un furto al Collegio di Navarra. Questi sono i primi della serie di analoghi episodi che costelleranno la sua vita. Dopo il 1463 non si hanno più sue notizie. La sua prima opera è "Il lascito", che il poeta dichiara di aver scritto nel giorno di Natale del 1456, lo stesso del furto del Collegio di Navarra. Nel 1462 compone il suo testo più famoso, "Il testamento".
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Anno edizione:2000
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