ho letto tutti i romanzi della serie con rocco schiavone, questo libro non è un giallo ma riesce comunque a catturare il lettore, si legge tutto d'un fiato, favoloso!!!
Dopo i romanzi di grande successo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, questa volta Manzini racconta un personaggio femminile indimenticabile.
"Antonio Manzini ribalta stereotipi e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai margini della storia. Un romanzo potente e bellissimo" - Teresa Ciabatti
"Orfani bianchi romanzo sconcertante e fuori dalle righe. Antonio Manzini affronta un tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico di temerarietà" - Massimo Lugli, Il Venerdì di Repubblica
Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio poi la signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c'è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.
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Edizione:5
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Anno edizione:2016
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Si tratta di una lettura piuttosto triste, che non può essere ignorata, non passa inoffensiva ma lascia il segno. Avevo letto alcuni romanzi di questo autore con il protagonista Rocco Schiavone e sinceramente non li avevo trovati dei capolavori o delle letture imprescindibili. Invece con questo romanzo Manzini mi ha sorpresa e impressionata favorevolmente. Era veramente difficile costruire una storia di questo genere, che affrontasse un tale tema e renderla così avvincente, mai noiosa o banale. Tiene incollati dalla prima all'ultima pagina, ci fa inorridire, piangere, pensare. E' una lettura abbastanza angosciante ma di cui abbiamo sicuramente bisogno.
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UMBERTO SERINO 05 dicembre 2017
Manzini ci regala una storia tratta dalla quotidianità, di quella che spesso non vediamo o fingiamo di non vedere..Una donna come tante, lascia la povertà del suo paese (la Moldavia), nella speranza di offrire un fututro migliore a suo figlio; in Italia, tra la diffidenza, l'indifferenza e lo sfruttamento cerca di resistere alle angherie di un'anziana donna a cui deve badare. La storia narrata è ben scritta, asciutta, per invitare a riflettere sul dramma di chi è costretto ad abbandonare le sue origini..un piccolo capolavoro!
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