Difficile definire questo romanzo, tanto ambizioso quanto confuso. La trama si sviluppa attorno a un misterioso orfanotrofio austriaco nel dopoguerra, dove vengono cresciuti dei bambini in modo inquietante, per poi spostarsi decenni dopo, con due giovani protagoniste – Lisa e Judith – alla ricerca delle proprie origini. Un viaggio che tocca la Germania, Parigi, il Vaticano, e finisce per coinvolgere ex nazisti, misteri genetici, teorie del complotto e segreti millenari. L’idea di fondo poteva essere interessante, ma l’autore inserisce troppe linee narrative: esperimenti eugenetici, occultismo, legami con la Chiesa, terrorismo contemporaneo, leggende templari… un pasticcio che avrebbe richiesto duemila pagine per essere gestito. Invece si risolve tutto in modo affrettato nelle ultime dieci, con un festival di coincidenze forzate che mina la credibilità della storia. Altro punto debole è la scelta del punto di vista: le due voci narranti femminili risultano poco credibili, piatte, con dialoghi artificiosi. Non è chiaro se il limite sia dell’autore o della traduzione, ma il risultato è freddo e irrealistico. Anche sul piano del genere, il libro non trova una sua identità: non è horror, non è thriller, non è storico, non è drammatico, e se proprio si deve collocare, forse è un fantasy distopico con ambizioni letterarie che non raggiunge mai. Un’occasione sprecata, che parte con una promessa potente ma si perde in un groviglio narrativo mal gestito. Deludente.
