Pasolini addio. Indagine su un mito - Alfio Squillaci - copertina
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Pasolini addio. Indagine su un mito
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Descrizione

Un saggio che ripensa Pasolini oltre l’idolo e la leggenda, restituendone la complessità e le ombre.



In vita fu uno degli intellettuali più fotografati del Novecento, tra i più discussi dopo la morte e oggi tra i più commemorati. Pier Paolo Pasolini ha attraversato generazioni e linguaggi, diventando di volta in volta il simbolo dell’intellettuale eretico, del profeta inascoltato capace di riconoscere per primo il «fascismo» della società dei consumi e, infine, del poeta che ha incarnato la coscienza critica del Paese. La sua immagine si presta a continue evocazioni, riattualizzazioni e deformazioni: un’icona strattonata a destra e a sinistra, nella cultura alta come nell’immaginario più pop — e, spesso, autenticamente popolare. Il culto di Pasolini mescola devozione, nostalgia e appropriazione simbolica, ma anche un grande fraintendimento. In particolare, presso quella parte di pubblico e di intellighenzia progressista che fatica a confrontarsi con il portato profondamente regressivo, talvolta reazionario, dell’opera di un intellettuale anti-abortista, contrario al divorzio e all’istruzione popolare, che arrivò persino a simpatizzare con la cosiddetta «destra divina». Eppure, anche quella destra che lo celebra ne restituisce spesso una caricatura pretesca e predicatoria, dimenticando la complessità e le contraddizioni dell’uomo e del pensatore. Sono proprio queste contraddizioni a essere passate al setaccio da Alfio Squillaci in questo saggio corrosivo, che dissolve la patina dorata dell’idolo Pasolini — il feticcio Pasolini — mostrando come la sua opera e la sua poetica sembrino spesso guidate, più che da una lucida comprensione intellettuale della realtà, da passioni e perversioni, da una sessualità tanto ingombrante da farsi motore e al tempo stesso scusante di teorie involutive. In questo contesto, i consumi deprecati da Pasolini — che a suo dire avevano reso l’Italia un «Paese orribilmente sporco» — appaiono fraintesi. Egli non seppe riconoscerne il carattere liberatorio e la funzione di organizzazione dell’esperienza individuale, siano essi beni necessari o superflui: dalle nuove abitazioni dotate di servizi igienici privati all’Alfa Romeo 2000 GT su cui il Poeta sfrecciava tra i sobborghi romani; dai consumi culturali ai dischi in vinile che animarono la gioventù del tempo. Tutti segni di un’esplosione irripetibile di vitalità — quella dell’Italia del Boom — disprezzata dal Corsaro e dal Luterano, che così non colsero il carattere unico di un’epoca in cui il futuro, per l’ultima volta, ebbe ancora un avvenire.

Dettagli

16 ottobre 2025
9788885788985
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