Per il bene che ti voglio
Alla fine degli anni Venti, Antonio Bevilacqua parte dalla Lucchesia deciso a intraprendere la carriera di attore nel circuito dei teatri off-Broadway di San Francisco. Qui entra in contatto con l'ambiente artistico raccolto attorno, tra gli altri, a Lawrence Ferlinghetti. Elegante e degradata, gelida e solare, accogliente e crudele, San Francisco esalta e sottopone a cocenti delusioni i suoi figli e i suoi figliastri: tra questi ultimi i Dagos, gli emigrati di origine italiana. Per un periodo Antonio si trasferisce a Hollywood, dove viene scritturato in un film di Chaplin come 'controfigura schermatica'. Sul set, in pratica, ha il compito di sostituire Chaplin nella predisposizione delle scene. Sembra dunque avere trovato la sua 'Merica' nel 'muvinpicce': con questa espressione, storpiata dall'inglese 'moving pictures', Antonio indica il cinema. Lui e tutti gli altri Dagos parlano infatti una strana lingua, l'italiese, una goffa eppure poetica commistione Ad esempio uno dei suoi amici, Mario Peruzzi, lavora come spalatore della ferrovia. In inglese si indica con l'espressione "sheveller of the Railroad", che gli italiani storpiano in "sciabolatore di Re Erode". Nel linguaggio come nella vita Antonio Bevilacqua - nel frattempo 'divenuto' Tony Drinkwater abita una terra di mezzo, quella di chi non è ancora e allo stesso tempo non è più.
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Anno edizione:2015
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In commercio dal:15 aprile 2015
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