In un banchetto del Bookpride 2019 di Genova ho acquistato due libri di autori sardi che avevano il medesimo tema, storie della loro infanzia, o di infanzia in generale, in quel della Sardegna. “Piciocas. Storie di ex bambine dell’isola che c’è” sei autrici che ci regalano altrettanti racconti ambientati nell’isola e in un passato che, in alcuni casi, fortunatamente, è così prossimo da essere anche il mio. Groppo in gola e colpo al cuore quando nel racconto della Tilocca leggo dei fiori delle bomboniere messi nelle forcine per capelli! Quante volte anche nella mia infanzia mi sono ritrovata quei fiorellini in testa.. Al di là dei ricordi personali i racconti sono tutti molto variegati e non sono mai ciò che ci si aspetterebbe. Si scopre, ad esempio, che la Michela Murgia nel “sintetico” non rende quanto nel romanzo, è praticamente impalpabile, infatti, il contributo che da a questo libro; che la Savina Dolores Massa fa emergere da un racconto così breve una poetica così forte e potente da farti concentrare più sulla scelta delle sue parole che sul contenuto della sua narrazione; che la Milena Agus è un’autrice che avresti voluto scoprire molto prima, ma che in letteratura il “tardi” è relativo. “Piciocus. Storia di bambini dell’isola che c’è” dove cinque autori, ops, quattro autori e un’autrice ci regalano altrettanti racconti ma da un punto di vista diverso, ovvero quello maschile. Racconti grigi e con un velo di drammaticità che stanca il lettore, o meglio, che lo prepara al gran finale, infatti, confinata come ultima storia, l’unica donna del volume (veramente non riuscirò a togliermi la curiosità del perché in questo libro dedicato ai ricordi dei bambini sia stata infilata anche Silvia Sanna?) ci regala un racconto bellissimo, a colori vivissimi, che spazza via e mette decisamente in ombra i lavori dei suoi colleghi e coinquilini di pagine. Oltre alla curiosità legata alla presenza della Sanna nel volume “Piciocus”, un’altra che soddisferei volentieri è quella legata al fatto che il curatore delle edizioni Francesco Abate, abbia sentito l’esigenza di scrivere delle righe introduttive per il volume delle ragazze ma non per quello dei ragazzi, dove però compare come autore. Che le donne abbiano bisogno sempre che un uomo porga il loro biglietto da visita per poter essere presentate a dei lettori mi sembra una sciocchezza.
Piciocus. Storie di ex bambini dell'Isola che c'è
Dall'Isola che c'è arrivano storie di piciocus, ovvero di ragazzini, anzi di ex bambini. Come la storia di Piciocu de buttega, amarcord di un giovane garzone di barbiere che la penna di Paolo Maccioni tratteggia con spietata delicatezza, tra pallonate d'altri tempi e sfumature alla brillantina. O come quella del piccolo Ramòn, Buddinu per gli amici, protagonista del racconto di Silvia Sanna. Le peripezie di un pistolero dal cuore molle che "tra l'uccidere e l'essere ucciso, avrebbe optato per la seconda soluzione". Storie senza tempo, forse ispirate a vicende verosimili, di certo farcite con parecchia fantasia. E se In nessun posto, di Gianni Zanata, e Un bambino come gli altri, di Gianluca Floris, ci raccontano di un'epoca nella quale adolescenza e fanciullezza non sempre facevano rima con spensieratezza, Il fantastico Biddìddi, pennellato da Francesco Abate, trascina il lettore in un'estate d'antan, quando un gelato costava appena trenta lire e i bagnini erano i temibili Ogudrottu e Zampetta.
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Autore:
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Anno edizione:2011
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MONICA BOASSA 09 gennaio 2020
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