Poesia sulla pelle
Il testo comprende componimenti di 45 autori, sollecitati dalla curatrice ad esprimersi attorno alla parola pelle. E qui la pelle dei poeti è scorticata viva. Esito prevedibile di una chiamata alla poesia concepita alla fine del 2020 e pubblicizzata all'inizio di un 2021 ancora carico di interrogativi relativi alla pandemia, alle restrizioni di libertà, al rischio di ammalarsi e di non cavarsela, in un contesto di forte compromissione ambientale globale? Il corpo denuncia sempre il malessere contingente, somatizza, e se la poesia è l'alito dell'anima racchiusa nel bio-tabernacolo, essa può risultare in questo frangente angoscioso, vieppiù densa, colma d'affanni. Senso di deprivazione e cruccio per la pelle amata distante e irraggiungibile o, specularmente, per quella vicina ma irriconoscibile. Curioso è l'abbinamento di poesia e pelle: si vorrebbe scarificarle entrambe, ridurre all'essenza le parole per farle respirare da tutti i pori. Per arrivare a dire che la poesia fa bene anche alla pelle. Tonifica. Disintossica. Fa bene scriverla, fa bene leggerla. È esercizio cinestetico globale e di mimica facciale. E la poesia ha unghie: graffia. È lametta, e scuoia. La pelle sanguina.
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Anno edizione:2022
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