In particolare dell'opera ho apprezzato le poesie redatte alla madre da Firenze, ove, oltre alla comune attrattività verso una città che colpisce qualunque visitatore, mi hanno sorpreso i sottili attacchi al suo stato di conservazione, evidentemente tralasciato secondo il poeta, condannandone direttamente i cittadini, i quali ritiene immeriti di un tale patrimonio; per poi riprendersi, descrivendo le mere suggestioni della capitale del Rinascimento. Un altro particolare di questa versione specifica, è l'uso per il lettore della traduzione del slavista A. M. Ripellino: prosodica e dalla retorica semplice ed elegante, a mio parere difetta esclusivamente di punti talora troppo tecnici, che rompono la scorrevolezza del testo intrapreso. Un'immersione nella poetica russa del primo Novecento - atipica se considerata la ben maggiore notorietà, per noi stranieri, di letterati dell'Ottocento, i quali Puskin e Lermontov - ma assolutamente da evolvere, partendo per l'appunto da questa, promotrice della letteratura russa del XX secolo e che passerà alla storia come "epoca d'argento della poesia russa".
