Il giallo narra le gesta investigative di Sergio Bramanti che attanagliano realmente il lettore ma contemporaneamente dimostra la superba conoscenza dei fatti storici di Sicilia nel 1837 che Giuseppe Gallo evince insieme a proverbi, tradizioni e usi di un centro ameno sulle colline dei monti Iblei magistralmente raffigurato fra le righe di questo libro che merita plauso.
Il pozzo dei veleni
Estate 1837. Anche a Canicattini Bagni si manifesta il colera. "Jarditi pagghia e mittiti agghia!" si grida nel paese, che si considerano il fumo della paglia e l'aglio efficaci rimedi contro il colera. La superstizione regna sovrana. La lotta politica si fa estremamente convulsa. I Birritti si buttano nell'agone pesantemente, e, tra l'altro, accusano gli avversari Cappeddi di diffondere il morbo tra il popolo nella maniera più assurda. Inevitabili i tumulti. In questo clima, tanto tormentato, si verifica la scomparsa di una ragazza del popolo: la creata Maruzza. Alla sua ricerca, assieme al vice-capo della Polizia Locale Santo Russo, si mette il colonnello medico in pensione Sergio Bramanti, per indole ben disposto verso l'umile gente e, per di più, impietosito dall'angustia della madre della ragazza. Un'impresa faticosa in una trama enormemente aggrovigliata.
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Anno edizione:2016
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