Pretty Woman, diretto da Garry Marshall, è una delle commedie romantiche più iconiche degli anni ’90, entrata di diritto nell’immaginario collettivo grazie alla sua favola moderna e alla chimica irresistibile tra i due protagonisti, Julia Roberts e Richard Gere. La trama racconta l’incontro tra Edward Lewis, ricco uomo d’affari freddo e disincantato (Richard Gere), e Vivian Ward, giovane prostituta dal carattere vivace e genuino (Julia Roberts). Quella che nasce come una relazione basata su un accordo economico si trasforma, poco alla volta, in una storia d’amore che sfida convenzioni sociali e pregiudizi. Il film deve gran parte del suo successo alla performance di Julia Roberts: spontanea, brillante e capace di dare profondità a un personaggio che poteva facilmente ridursi a cliché. La sua Vivian è ironica, dolce e autentica, un’anima libera che conquista lo spettatore fin dal primo sorriso. Richard Gere, con il suo fascino elegante e controllato, costruisce un perfetto contraltare: insieme creano una coppia cinematografica memorabile. Certo, rivisto oggi il film mostra alcuni tratti datati: la rappresentazione stereotipata della donna da “salvare” e l’idealizzazione della ricchezza come strumento di riscatto sociale possono apparire semplicistici. Tuttavia, il fascino del film risiede proprio nella sua natura di favola senza tempo, più che in un realismo sociale. In conclusione, Pretty Woman rimane una pellicola leggera, romantica e trascinante, capace di far sorridere e sognare. È un film che ha consacrato Julia Roberts a star internazionale e che continua, a più di trent’anni di distanza, a far battere i cuori degli spettatori.
