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È un romanzo fiume che abbraccia un arco di tempo di circa 80 anni e che ha come protagonista Giuseppe, un giovane migrante calabrese che parte per " la Merica" in cerca di fortuna e per aiutare la famiglia in gravissime difficoltà economiche. Sogna di raggranellare una cifra che gli consentirà, al suo rientro, di acquistare un terreno e mettere su famiglia, "cosa che gli riuscirà al prezzo di grandi sacrifici e rinunce come tutti i migranti. Attraverso le vicende della sua famiglia, l'autore traccia un affresco della Calabria e dell'Italia del '900. Il titolo viene da una signora che l'aveva aiutato miracolosamente a superare i controlli della dogana americana e nella quale lui aveva ravvisato la Madonna a cui resterà devoto tutta la vita. Lo stile riflette l'andamento linguistico dei personaggi, forse per dare maggiore veridicità al racconto, non solo per l'uso di parole dialettali, ma anche nell'impianto linguistico. La parte più bella ? quella che riguarda gli anni passati in America e che oggi è più che mai istruttiva perché ci ricorda quello che siamo stati.
Il libro racconta un secolo di storia, è il 1902 quando Giuseppe parte in America in cerca di fortuna. Davanti agli si materializzano i racconti dei nostri nonni e di tutti quelli che sono partiti mettendo speranza e sogni in una valigia di cartone. Arrivato in America, stanco e febbricitante, non supera i controlli, mentre è in attesa di essere rimpatriato una misteriosa signora lo aiuterà. Rimarrà cinque anni, lavorerà nelle miniere e in fonderia, incontrerà altri italiani e si innamorerà per poi tornare a casa. Gangemi ci restituisce un'immagine nitida di un mondo che non c'è più, fatto di sacrifici, duro lavoro e riscatto, con una scrittura fluida e mai banale ci racconta una saga familiare coinvolgente.
Gran bel libro come se ne leggono pochi: una narrazione dai toni epici che ripercorre quasi un secolo di storia d’Italia attraverso le vicende di tre generazioni di una stessa famiglia Prima l’emigrazione in America con tutti i sacrifici e le umiliazioni, per cercare una nuova strada, un tentativo di miglioramento delle proprie condizioni economiche, per cercare di creare il proprio destino. Il ritorno, la famiglia, la prima guerra mondiale, raccontata con toni così umani e nello stesso tempo drammatici da stringere il cuore; e poi il dopoguerra, la fatica dei campi, la famiglia patriarcale, l’amore e l’affetto verso i figli, il desiderio di vederne almeno qualcuno istruito, il fascismo, le guerre coloniali e via discorrendo. E sullo sfondo il paese, la gente, il sentimento religioso, la superstizione, i dolori e le gioie. Il protagonista in questione è calabrese ma le sue vicende sono emblematicamente quelle vissute da tanti italiani del Sud come del Nord, e leggendo questo libro mi sono ritrovata a pensare ai miei nonni, tutti liguri, ai loro fratelli emigrati in America, alcuni tornati, altri rimasti a far “fortuna” oltreoceano. Il romanzo rivela un grande spessore narrativo, lo stile è essenziale, direi asciutto, privo di fronzoli inutili, come solo uno scrittore di valore sa fare.
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