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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2014
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Il protagonista, Saraccini, è un giovane cresciuto all'interno della ditta fino ad arrivare ai massimi livelli. Quando gli viene offerta la co-dirigenza (al fianco dell'ingegnere Sommersi Cocchi, alter ego di Carlo De Benedetti) i suoi principi culturali lo portano prima a rifiutare e poi a licenziarsi, nell'impossibilità palese di mettere in pratica le sue idee riformiste. Entra così in contatto con il Dottor Astolfo (Umberto Agnelli) e di Donna Fulgenzia (Gianni Agnelli) che lo vorrebbero come direttore del personale. Mi fermo qui per non rovinare la sorpresa, anche se la trama è di sicuro la parte meno impressionante di quest'opera. Quello che davvero colpisce è lo stile di Volponi, che ricorda Gadda e Bianciardi per densità, ricchezza linguistica, libertà, fantasia e lucidità di analisi. Una scrittura straripante, che diventa in alcune parti poesia, in altre riflessione filosofica, sempre attraversata da una caustica e pungente chiarezza di visione, capace di ridere (o di sorridere) di tutto e di tutti (da questo punto di vista notevoli le parti in cui gli oggetti e gli animali diventano i narratori, facendoci conoscere i segreti dei dirigenti e rappresentando allegoricamente le dinamiche umane interne all'azienda). L'amarezza di fondo, che percorre tutto il libro, è così stemperata da uno stile immaginifico e arguto. La lettura dell'opera, già non facile a causa di questa profondità verbale e di pensiero, è ulteriormente complicata da uno svolgimento temporale non sequenziale che riesce a elevare ulteriormente il testo portandolo verso il surreale e l'astratto, al prezzo di un certo spaesamento.
Ho lavorato all’Olivetti e vissuto ad Ivrea e questo scritto, romanzo e poesia insieme, mi hanno riportato a quel mondo ed a quei tempi. La parabola del manager descritto da Volponi – dialetticamente attratto dalle due grandi aziende piemontesi, Olivetti e Fiat, è del tutto coerente con la dinamica del capitalismo industriale e delle sue storture; pochi libri della nostra letteratura hanno trattato con pari valore il tema del connubio tra industria e grande scrittura Ciò che però è assolutamente distintivo è l’approccio poetico e simbolico; gli oggetti e gli animali parlano e commentano, così come viene descritta con poesia la natura, le relazioni umane, i sentimenti.
Lo sto ancora leggendo ma è un fuoriclasse
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