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Anno edizione: 2017
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Più vita e più amore», «la possibilità di vivere più vite contemporaneamente», e ancora, il virtuale come mezzo per: «modificare e falsificare l’identità» ma anche come «specchio della nostra parte più autentica». Questi sono solo alcuni dei temi trattati da Federica Manzon in La nostalgia per gli altri. Un romanzo potente nell’accezione letterale del termine, un romanzo che prima ancora di raccontare una storia, dissacra la sostanza stessa di cui è fatto, la parola, privata di una funzione materiale, disvelatrice, invece, di tutto il suo astrattismo estetizzante, ridotta da forma di comunicazione principale a cateroria merceologica attraverso la quale vendiamo noi stessi e compriamo gli altri sotto forma di follower, amici, o quel che è. Anche sotto forma di amanti? Può essere. L’amore tra Lizzie e Adrian scarta il corpo, l’azione come strumento necessario alla creazione di un rapporto a due, sostituendolo con gli infiniti messaggi in chat; evade il suono e lo rimpiazza col rumore di fabbrica di un cellulare. Lizzie e Adrian vivono in un mondo che potrebbe a prima vista apparire distopico, se non fosse che se ci soffermiamo a riflettere abbastanza e con cautela, ad analizzare con occhio critico la nostra attuale contingenza, ci accorgiamo, con un minimo margine di errore, che è esattamente questo il posto in cui abitiamo (o quanto meno molti di noi), talmente parte del nostro essere quotidiano da non renderci più conto delle differenze. Quali differenze? Tutte quelle che separano il soggetto dall’oggetto, la materia dall’astrazione, il corpo… dallo spirito? Senza voler essere troppo ecumenici, diciamo piuttosto dall’afflato di un’essenza che non riconosce più un confine di natura fisica, tangibile.
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